18 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Da tre anni direttore delle campagne

Giuseppe Onufrio nuovo direttore esecutivo Greenpeace

Già consigliere d’amministrazione dell’Agenzia per l’ambiente (all’epoca ANPA) è stato per cinque anni direttore scientifico dell’Istituto sviluppo sostenibile Italia (ISSI)

A diciannove anni ha organizzato a Palermo una manifestazione contro il nucleare con trecento ciclisti. Oggi, che di anni ne ha 50, inaugura il suo mandato come nuovo Direttore esecutivo di Greenpeace Italia. Giuseppe Onufrio, fisico, ricercatore, da tre anni direttore delle campagne della stessa Greenpeace Italia, ha lavorato per diversi enti italiani e stranieri sui temi della valutazione ambientale dei cicli tecnologici e delle politiche energetiche per la riduzione dei gas a effetto serra. Già consigliere d’amministrazione dell’Agenzia per l’ambiente (all’epoca ANPA) è stato per cinque anni direttore scientifico dell’Istituto sviluppo sostenibile Italia (ISSI).

A questo percorso scientifico, Onufrio ha sempre associato l’impegno ambientalista, e in particolare a Greenpeace. Già negli anni Novanta, infatti, era stato responsabile della Campagna energia e clima e si era impegnato nella Campagna contro i test atomici. Oggi prende il posto di Donatella Massai, neo direttrice della sezione italiana di Amnesty International. «La mia nomina è una scelta all’insegna della continuità», dichiara Onufrio: «Sono chiamato a consolidare i miglioramenti che dal 2005 hanno visto Greenpeace rilanciata nella sua efficacia, e rafforzata la base economica e dei sostenitori. Indipendenza ed efficacia rimarranno sempre i criteri guida, mentre la nostra priorità è riuscire a portare la trattativa su clima e foreste a un esito positivo, sconfiggendo le false soluzioni legate al nucleare e continuando a batterci per la difesa del mare».

«Sono cresciuto, sin dagli anni del Liceo, seguendo le teorie della nonviolenza di Danilo Dolci, facendo attivismo ambientalista da studente in Fisica e poi anche da ricercatore», racconta Onufrio. A metà degli anni Novanta, questo impegno si traduce nella Campagna contro i test atomici francesi, della quale ricorda le proteste fatte assieme a Gianna Nannini e l’azione a Brindisi dove, nel 1995, una nave da guerra francese ha quasi affondato la nave Altair di Greenpeace durante un’azione di protesta.

E sempre agli anni Novanta risale la responsabilità della Campagna energia e clima, che vede Greenpeace in prima fila nell’intuire le gravi conseguenze per il pianeta del riscaldamento globale. «È vero che chi fa associazionismo gioca spesso un ruolo da Cassandra», spiega Onufrio, «ma è significativo che il primo importante libro pubblicato in Italia sui cambiamenti climatici sia stato realizzato da Greenpeace nel 1992, e che in questo libro fossero presenti tutti i temi ancora oggi oggetto del dibattito».

Temi che saranno, gioco forza, l’oggetto principale delle attività di Greenpeace nei prossimi anni. «La sfida del Ventunesimo secolo sarà quella di riprogettare il sistema di produzione e consumo per tener conto dei limiti ambientali e delle risorse», continua il nuovo direttore di Greenpeace: «Su questi temi l’Italia paga una scarsa consapevolezza della classe politica e di parte dell’élite economica, venuta chiaramente allo scoperto nella discussione sul pacchetto energia-clima per il 2020, nella quale l’attuale governo di centrodestra ha polemizzato duramente con i vertici europei (tutti appartenenti peraltro allo stesso campo politico, da Sarkozy a Dimas passando per Barroso).»

«Oggi il nostro paese è in posizione di retroguardia sull’ambiente», conclude Onufrio: «Avremmo invece tutte le carte per giocare un ruolo positivo se smettessimo di perdere tempo su nucleare e carbone, e piuttosto ci impegnassimo seriamente su quelle scelte tecnologiche su cui tutti, almeno a parole, sono d’accordo: efficienza e rinnovabili».