Dl Taglia Leggi: «Giusto il fine, ma ennesimo decreto che svilisce ruolo Parlamento»
Zaccaria (Pd): «Salvata abolizione pena di morte, adesione Unesco, trattato di Pace»
«La nostra astensione sta a significare la condivisione del fine del provvedimento ma la contrarietà sullo strumento adottato dal governo che svilisce ancora una volta il ruolo del Parlamento. In soli pochi giorni di dibattito parlamentare abbiamo 'salvato' l'abolizione della pena di morte, l'adesione all'Unesco, il trattato di Pace della seconda guerra mondiale, la denominazione dei comuni, le leggi istitutive di molti ordini professionali, come i commercialisti».
Così il deputato del Pd, vicepresidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Roberto Zaccaria motiva le ragioni del voto di astensione del suo gruppo sul decreto taglia leggi del Governo.
«Se è giusta l'esigenza di ridurre in maniera sensibile la quantità delle leggi del nostro ordinamento e di creare una banca dati delle leggi vigenti - sottolinea Zaccaria - è profondamente sbagliato il percorso adottato dal Governo che ha scelto di arrivare a questo risultato attraverso un decreto legge. Non solo - spiega - per il fatto che siamo ormai alla trentatreesimo decreto legge, il doppio di quelli approvati dal governo Prodi nella passata legislatura, ma soprattutto perché in materia di semplificazione non si può procedere con l'accetta abrogando in un colpo solo 30.000 leggi.
In questo modo si svilisce il ruolo del Parlamento che non è messo nelle condizioni di poter lavorare con tempi congrui. E lo dimostra il fatto che in soli pochi giorni di dibattito parlamentare sono state 'salvate' leggi fondamentali per il nostro ordinamento. Penso all'abolizione della pena di morte, all'adesione all'Unesco, al trattato di pace della seconda guerra mondiale, alla denominazione dei comuni, alle leggi istitutive di molti ordini professionali come i commercialisti, all'esistenza dell'acquedotto del comune di Monferrato. Leggi che la fretta del governo aveva ingiustamente abrogato. Insomma - conclude - il nostro voto di astensione su questo provvedimento sta a significare la nostra condivisione del fine della semplificazione legislativa e la nostra contrarietà alla procedura adottata dal Governo che svilisce ancora una volta il ruolo del parlamento».
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