Mezzogiorno, Lamonica (Cgil): mobilitazione per riportarlo al centro
Nei prossimi mesi iniziative su industria e giovani
ROMA – A due giorni dall’incontro tra governo e parti sociali, la Cgil torna ad accendere un faro sul Mezzogiorno e sugli effetti della crisi su questa area del paese. In un riunione con le strutture meridionali, alla presenza della segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, e del segretario generale dell’organizzazione, Guglielmo Epifani, la confederazione fa il punto su come ricollocare la centralità delle questioni meridionali, dentro la crisi del paese, annunciando l’avvio di una mobilitazione che inverta le tendenze in campo.
«Non è più rinviabile una discussione vera sul Mezzogiorno», ha esordito Lamonica sottolineando come «’vera’ sia un termine che deve misurarsi da una parte con i problemi reali che investono questa area del paese e dall’altra su come costruire concretamente una nostra iniziativa che sia radicata sul territorio e che abbia al tempo stesso una eco nazionale».
«Veniamo da anni in cui il tema Mezzogiorno è stato inghiottito, cancellato, dall’agenda e usato come un ricettacolo di luoghi comuni indifferenziati. Intanto - ha aggiunto la sindacalista - registriamo un calo netto della spesa, a partire da quella ordinaria, nel corso degli ultimi cinque anni ma soprattutto la caduta strategica di idee di politiche di sviluppo che hanno determinato non solo una minore crescita ma anche l’aumento del divario tra il Nord e il Sud del paese». Ma sono i «devastanti» effetti della crisi a preoccupare la dirigente sindacale della Cgil: «E’ vero, infatti, - dice - che la crisi si vede soprattutto al Nord dove il tessuto industriale è più forte e diffuso e i numeri, come quelli della cassa integrazione, più marcati. Ma è altrettanto vero che questa stessa crisi agisce in maniera formidabile sull’apparato produttivo del Sud, colpendo la grande industria, la chimica, il distretto del legno, l’elettronica e l’avionica».
Per Lamonica «il paese non può uscire dalla crisi solo attraverso il Nord: se questa è l’intenzione allora si sta disegnando l’idea di un paese che rinuncia a quella che rimane, continuo a ripeterlo, una risorsa per il paese. Il mezzogiorno non deve essere solo un costo ma una sua ricollocazione, in termini di politiche economiche e sociali, diventa un’opportunità di uscita dalla crisi». Per sostenere questa tesi, la Cgil intende mettere in campo per i prossimi mesi «una mobilitazione - ha concluso Lamonica - che abbia al centro il reinsediamento produttivo, e che coinvolga le categorie nazionali dell’industria, e i soggetti sociali adesso in balia degli effetti della crisi, come i giovani e i nuovi lavoratori poveri».