3 maggio 2024
Aggiornato 18:00
Consumi alimentari

Natale: la crisi non svuota le tavole

Gli italiani non rinunciano a festeggiare. Spesi 3 miliardi di euro per i consumi alimentari

Secondo le prime stime della Cia, non c’è stato il temuto crollo. Le vendite non sono andate a picco: un calo, in quantità, tra l’1 e l’1,5 per cento. Vince ancora una volta la tradizione e il «made in Italy». Niente spese folli. Salmone, ostriche, caviale e frutta esotica con il contagocce. Bene vini e spumanti nazionali. In crescita i dolci, con panettoni e pandori che hanno fatto la parte del leone.

Il crollo non c’è stato. A Natale la crisi non ha colpito le tavole degli italiani che per imbandirle hanno speso poco più di 3 miliardi di euro. Una festa che è stata trascorsa da nove famiglie su dieci a casa con parenti o amici. E' questo il primo bilancio stimato dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori sui consumi alimentari per il cenone della vigilia del 24 dicembre e per il pranzo del 25 dicembre che hanno registrato un calo, in quantità, tra l’1 e l’1,5 per cento, mentre la spesa, in termini monetari, a causa degli aumenti dei prezzi, è aumentata dell’1,8 per cento rispetto allo scorso anno. Consumi che, comunque, hanno visto affermarsi ancora la tradizione e il «made in Italy» a discapito di prodotti come il salmone, le ostriche, il caviale, la frutta esotica che si sono venduti con il contagocce.

La spesa alimentare -secondo le stime della Cia- è stata così ripartita: in 1,1 miliardi di euro per carni e pesce, di 600 milioni per primi piatti e per il pane, di 450 milioni per dolci (con panettoni e pandori che hanno fatto la parte del leone); 400 milioni per vini e spumanti (per il 94 per cento italiani) , 300 milioni per formaggi e salumi (molti dei quali a denominazione di origine) e 180 milioni per frutta fresca o secca.
Non è, quindi, stato un Natale opulento, ma neanche tanto «freddo» sotto il profilo dei consumi alimentari. Le vendite, come qualcuno paventava, non sono andate a picco. Gli italiani non hanno rinunciato a festeggiare a tavola, anche se gli acquisti, rispetto agli anni passati, sono stati molto più oculati. E questo soprattutto a causa della crisi economica e delle preoccupazioni che suscita presso le famiglie del nostro Paese.

Dalle prime stime si ricava, infatti, che -sottolinea la Cia- gli italiani, sempre più attenti ai conti, proprio per una precaria situazione economica e, in particolare, per i prezzi in crescita (compresi quelli per i prodotti di prima necessità, come pane, pasta, latte), hanno indirizzato i loro acquisti verso prodotti enogastronomici più abbordabili sotto l’aspetto economico. Nella stragrande maggioranza nazionali e tipici delle feste natalizie. Pochi, quindi, i cibi di «fascia alta». Un vero stop alle spese folli.

Una buona performance si è avuta dai vini, soprattutto i rossi. Secondo le stime della Cia, si sono stappate circa 80 milioni di bottiglie, con una crescita del 1,8 per cento rispetto allo scorso anno. Bene anche gli spumanti che hanno registrato un aumento negli acquisti del 2,1 per cento.
La Cia sostiene che per gli acquisti dei prodotti agroalimentari consumati durante le feste natalizie, le oltre 23 milioni di famiglie italiane si sono rivolte in prevalenza alla grande distribuzione commerciale (56 per cento), seguita dai negozi tradizionali (24 per cento), dai mercatini locali (18 per cento), e da internet (2 per cento).
Molta attenzione da parte degli italiani -annota la Cia- è stata rivolta ai tantissimi mercatini che sono stati allestiti dagli agricoltori, in particolare nelle zone rurali. Con la vendita diretta, i prezzi sono risultati decisamente più bassi rispetto ai centri commerciali e ai negozi delle città. Acquistando in questi mercatini si è potuto anche risparmiare tra il 10 e il 15 per cento.