19 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Convegno «Il sistema fieristico italiano come Piattaforma per l'internazionalizzazione del Made in Italy»

Tiene il mercato fieristico italiano

Il mercato fieristico in Italia tiene, almeno per quanto riguarda il segmento più importante, quello delle mostre internazionali. Queste saranno infatti l’anno prossimo 200 contro 197 nel 2008

Il mercato fieristico in Italia tiene, almeno per quanto riguarda il segmento più importante, quello delle mostre internazionali. Queste saranno infatti l’anno prossimo 200 contro 197 nel 2008. E’ quanto emerso oggi al convegno «Il sistema fieristico italiano come Piattaforma per l'internazionalizzazione del Made in Italy», promosso dall’Associazione esposizioni e fiere italiane (Aefi) e tenuto a Milano presso il Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci.

Nel corso del convegno Duccio Campagnoli, assessore alle attività produttive dell’Emilia Romagna e coordinatore Interregionale in materia fieristica, ha presentato il calendario mostre del prossimo anno, che consoliderà la posizione dell’Italia come seconda regione fieristica europea. Dall’analisi dei dati delle fiere internazionali risulta che l’Italia nel 2007 ha superato i 4 milioni di superfici affittate, distribuite su 190 manifestazioni che hanno raccolto circa 100mila espositori e oltre 12 milioni di visitatori. Il segmento delle manifestazioni internazionali rappresenta circa l’80% delle superfici totali affittate, il 60% del totale espositori (circa 27% esteri) e il 35% dei visitatori (circa 7% esteri). Il sistema fieristico nazionale conferma la sua leadership continentale nei comparti merceologici dell’abitare-costruire, tecnologie meccaniche, alimentare-agroindustria, salute e ambiente, moda.

Il convegno ha offerto l’occasione per far il punto anche sull’andamento e sulle prospettive del mercato espositivo, alla presenza del presidente di Aefi Raffaele Cercola, della professoressa Francesca Golfetto del Cermes-Bocconi e dei vertici dei più importanti poli fieristici italiani. Il calendario internazionale 2009 è ordinato per la prima volta oltre che per settore anche per Regione di svolgimento. Le 200 manifestazioni previste interesseranno 14 Regioni e rappresenteranno 27 settori merceologici, con una prevalenza delle manifestazioni business rispetto a quelle consumer. Dall’analisi dei dati si configura una netta concentrazione dell’attività fieristica internazionale nei principali quartieri di Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto: le tre Regioni da sole rappresenteranno il 75% delle manifestazioni. Emerge una struttura d’offerta sempre più in capo ai quartieri fieristici, trasformati da Enti in Spa.

Il convegno ha evidenziato inoltre le principali opportunità per il sistema fieristico italiano e le linee d’intervento sulle quali lavorare. Le prime sono rappresentate da un maggiore impulso alla certificazione dei dati fieristici e dal miglioramento delle attività di marketing internazionale mirato alla creazione di partnership in Italia e all’estero. Le linee di intervento sulle quali è necessario fare sistema sono invece una politica per lo sviluppo fieristico nazionale coordinata tra Stato e Regioni, un ulteriore sviluppo della piattaforma per l’internazionalizzazione del sistema produttivo italiano di filiera centrato sulla specializzazione dei diversi quartieri, il nuovo Accordo di Settore per l’internazionalizzazione del sistema fieristico, un maggiore impegno del Governo per la qualificazione e certificazione del sistema fieristico e il sostegno diretto delle infrastrutture.

«Solo grazie a queste politiche - conclude l’assessore Campagnoli - si potrà rendere ancora più forte il sistema fieristico nazionale come risposta ad un contesto internazionale che nel 2009 propone in termini nuovi e più difficili il tema della presenza nell’economia globale e come sfida al consolidarsi di grandi eventi fieristici in aree emergenti quali Cina, India e Paesi del Golfo». «Le fiere italiane - dichiara il presidente di Fiera Milano, Michele Perini - ritengono importante l’attività di internazionalizzazione, ma in considerazione della congiuntura negativa dovranno affrontare una razionalizzazione dell’offerta, tenendo conto degli asset più importanti e delle realtà territoriali in cui operano».