24 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Lo chiedono i Giovani delle Acli, venerdì a Bologna per il 23° Congresso nazionale

Niente appalti pubblici a chi non stabilizza i giovani lavoratori

Il 37% degli infortunati sul lavoro in Italia ha tra i 18 e i 34 anni. «Chi non garantisce sicurezza, non può avere sicurezze dallo Stato»

Il 37% degli infortuni che avvengono sul luogo di lavoro coinvolgono giovani dai 18 ai 34 anni, secondo quanto attesta l'Inail per il 2007. 326 incidenti mortali su 341.518 infortuni denunciati. Nella sola giornata di ieri, martedì, 5 vittime sul lavoro, di cui 2 appena ventenni.

I Giovani delle Acli, che venerdì apriranno a Bologna il loro 23 Congresso nazionale, anticipano una delle proposte che presenteranno ai ministri Giorgia Meloni e Raffaele Fitto: il divieto di partecipazione agli appalti pubblici per quelle imprese che abbiano utilizzato per più di tre anni consecutivi contratti di lavoro flessibile con gli stessi soggetti o non li abbiano stabilizzati in cinque anni dalla stipula del primo contratto.

Per Gianluca Budano, responsabile nazionale dei Giovani delle Acli, «c'è un nesso evidente tra la precarietà dei contratti e la precarietà delle condizioni di sicurezza sul lavoro, come dimostrano i dati sugli infortuni dei giovani ma anche dei lavoratori stranieri, che hanno un'incidenza infortunistica più elevata rispetto a quella degli italiani. La flessibilità che si trasforma in precarietà produce insicurezza sul lavoro e insicurezza di vita».

I Giovani delle Acli propongono dunque una misura di inibizione ai lavori pubblici per quelle imprese che mantengono i lavoratori in uno stato di precarietà contrattuale. «Una misura -spiega Budano - da affiancare al Documento Unico di Regolarità Contributiva (il Durc), che di fatto non garantisce l'effettiva regolarità nel versamento dei contributi: un soggetto moroso, rateizzando un debito contributivo, può ottenere il documento». «Chi non garantisce sicurezza, non può avere sicurezze dallo Stato».