I prezzi al consumo aumentano, ma per le aziende agricole non quadrano i conti
Lo denuncia Confagricoltura in relazione all’indice provvisorio dei prezzi al consumo di novembre, diffuso dall’Istat, che mostra una crescita delle quotazioni per i beni alimentari lavorati dello 0,2%, rispetto ad ottobre 2008
A novembre, la spesa per i prodotti alimentari lavorati resta in crescita e così il caro pasta, mentre le quotazioni all’origine dei cereali continuano a diminuire. Lo denuncia Confagricoltura in relazione all’indice provvisorio dei prezzi al consumo di novembre, diffuso dall’Istat, che mostra una crescita delle quotazioni per i beni alimentari lavorati dello 0,2%, rispetto ad ottobre 2008.
Permane perciò la situazione paradossale di aumento dei prezzi al consumo di cui non beneficia tutta la filiera, tant’è vero che i prezzi all’origine delle imprese agricole continuano a calare, con grandi preoccupazioni per i settori produttivi del latte e suoi derivati, dell’ortofrutta e della carne. Infatti, la media delle quotazioni delle borse merci nazionali, nella terza settimana di novembre, per il frumento tenero è inferiore del 37% rispetto allo stesso periodo del 2007 e quella per il frumento duro addirittura del 48%.
Il prezzo al consumo del pane è invece aumentato su base annua dello 0,2% e quello della pasta di ben il 30%. A ciò si aggiunga che, nello stesso periodo, sono aumentati i costi produttivi delle imprese agricole (+60,9% per i concimi, +7,7% per i carburanti, +6,1% per i prodotti energetici). In conclusione, maggiori costi, minori ricavi e la beffa dei prezzi al consumo in aumento. Per di più, con il periodo natalizio alle porte e i legittimi timori per il «caro feste».
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