19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Sui campi prezzi in picchiata. Ma gli alimentari sono ancora troppo cari

Inflazione: «Frenano l’agricoltura e il calo dei consumi»

La Cia ricorda che da mesi i listini all’origine dei prodotti agricoli continuano a scendere. Solo ad ottobre c’è stata una flessione del 6,8 per cento

La forte discesa dei prezzi sui campi e il calo dei consumi hanno frenato la corsa dell’inflazione, ma i prezzi al consumo dei prodotti alimentari sono ancora troppo cari (più 4,7 per cento a novembre) e certe impennate, come quelle registrata dalla pasta (più 30 per cento), non si giustificano, visto che i listini all’origine dei cereali da mesi segnano consistenti flessioni (solo ad ottobre c’è stata una diminuzione del 33,4 per cento rispetto all’analogo periodo del 2007). Ad evidenziarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori a commento dei dati provvisori resi noti oggi dall’Istat.

I prezzi agricoli alla produzione -ricorda la Cia- ad ottobre scorso sono diminuiti del 6,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007. Un eguale andamento, purtroppo, non si è avuto nei vari passaggi della filiera e così i prodotti alimentari non hanno avuto, al dettaglio, la tanto attesa flessione. Si registrano lievi correzioni al ribasso: si è passati dal più 5,2 per cento di ottobre al più 4,7 per cento di novembre. Troppo poco. I listini, nel complesso, hanno mantenuto livelli eccessivamente alti e alcune quotazioni non trovano alcuna giustificazione.

La caduta verticale dei prezzi sui campi -annota la Cia- avrebbe dovuto quanto meno bloccare i listini sino alle vendite al dettaglio. Dunque, nessun alibi per nuovi aumenti. Purtroppo, a novembre non è andato esattamente così. Il caso della pasta è emblematico, ma non il solo. Stesso discorso per il settore dell’olio d’oliva e dell’ortofrutta, dove si sono registrati, sempre all’origine, una diminuzione, rispettivamente, del 20 per cento e del 4,5 per cento.

Il calo dei prezzi agricoli ha, tuttavia, permesso che si riscontrassero sul mercato impennate vertiginose. Un apporto che per gli agricoltori, che anche in questo frangente hanno dimostrato grande senso di responsabilità, ha significato sacrifici e problemi, vista la difficile situazione del settore che presenta alti costi di produzione e gravosi oneri sociali. Quindi, non può essere soltanto l’agricoltura a stringere la cinta, anche le altre componenti della filiera agroalimentare devono fornire il loro contributo per determinare prezzi più equi nei confronti dei consumatori.

Un’ultima annotazione. Il calo dell’inflazione a novembre è anche riconducibile alla riduzione dei consumi soprattutto sul fronte alimentare che a fine anno -conclude la Cia- dovrebbero scendere tra il 3 e il 4 per cento rispetto al 2007.