1 novembre 2025
Aggiornato 01:30
Corte dei Conti

«Da delega Brunetta stravolgimento ruolo Corte dei Conti»

Gentile (Cgil): «Minata pesantemente sua autonomia»

«Una nuova norma della delega Brunetta rischia di stravolgere pesantemente il ruolo della Corte dei Conti e di minarne l’autonomia». A denunciarlo è il responsabile del dipartimento Settori Pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile. «La cosiddetta Delega Brunetta (AS 847), infatti, - aggiunge - non finisce di stupire: non bastava l’incredibile compenso che viene previsto per i componenti dell’organismo di valutazione, pari a 600mila euro, e il costo stesso dell’organismo, prima senza oneri di spesa e adesso lievitato fino a 8 milioni, ma ora si aggiunge una nuova normativa relativa alla Corte dei Conti».

«Gli effetti di tale normativa - spiega Gentile - mettono pesantemente a rischio l’autonomia della magistratura contabile, stravolgendone i compiti, introducendo, ad esempio, il sistema dei controlli che è addirittura precedente la riforma del Titolo V della Costituzione». Si profila perciò, continua, «una pesante interferenza nelle decisioni di soggetti autonomi costituzionalmente, quali le regioni e gli enti locali ma soprattutto si stravolge l’assetto organizzativo ed istituzionale della magistratura contabile».

Per il dirigente sindacale, la norma sulla Corte dei Conti è «una sorta di anticipazione di quanto il Governo vorrebbe fare con la Magistratura. Eclatante e gravissimo è il fatto che di fronte ad un controllo ‘non gradito’, il ministro, così come recita il testo, ‘possa presentare ricorso alla Corte contro una pronuncia di controllo’». Infatti, dice il sindacalista, «il testo governativo dà per scontato che il Parlamento, in sostanza l’opposizione, non può o non deve sindacare l’operato del Governo e, su questo presupposto, attribuisce allo stesso Governo il potere di chiedere alla Corte dei Conti di revisionare le censure che all’amministrazione sono state mosse da un precedente collegio della stessa Corte».

Tutto questo, precisa Gentile, «significa violare la norma costituzionale (art. 100, comma 2) per cui la Corte è organo ausiliario del Parlamento, davanti al quale, perciò, il Governo è tenuto a fornire le proprie giustificazioni sulle censure formulate dalla Corte in ordine alle amministrazioni che dipendono dallo stesso Governo».

«Si stravolge l’assetto istituzionale ed organizzativo della Corte», dice Gentile nell’elencare gli effetti che definisce «nefasti» del provvedimento: «Infatti, il presidente della Corte, tuttora scelto dal Governo fra i magistrati della Corte, stabilirà la ‘composizione nominativa’, sempre come da testo, delle sezioni riunite della Corte, ovvero del massimo organo di controllo e giurisdizionale della stessa Corte, senza alcuna predeterminazione di criteri e, quindi, con un potere del tutto arbitrario». Ancora, «l’organo di autogoverno della Corte dei Conti verrà del tutto esautorato a favore di poteri monocratici del Presidente, non circondati da alcuna garanzia per i magistrati della Corte: anche qui sembra volersi fornire una sorta di anticipazione della riforma che interverrà per il Csm». Infine, al presidente della Corte, «saranno attribuite ‘funzioni di indirizzo politico-istituzionale’ benché alla stessa Corte e ai suoi componenti la Costituzione garantisce l’autonomia e l’indipendenza. Si noti che un’analoga espressione è presente nella legge finanziaria 2008, ma è, ovviamente, pur essa illegittima».

«Ne viene fuori - conclude Gentile - un quadro grave per gli equilibri istituzionali che va cassato nel merito ed anche per estraneità della materia: la sua permanenza aggrava ulteriormente un testo già pesantemente negativo».