19 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Annata agraria 2008

Si confermano le difficoltà per gli agricoltori

Produzione stagnante, impennata dei costi, calo dei prezzi sui campi, meno investimenti e redditi ridotti. Crollo dei consumi alimentari

Le prime stime della Cia evidenziano una situazione molto complessa per il settore primario. Imprese sempre più in affanno e alle prese con oneri economici, contributivi e burocratici opprimenti. Aumenti vertiginosi per i concimi. Bene i cereali, male frutta, agrumi e il comparto zootecnico. Un quadro che richiede una svolta positiva, con politiche nuove che sono alla base della mobilitazione che prenderà il via la prossima settimana. Subito la Conferenza nazionale.

Un’annata, quella del 2008, che conferma tutte le difficoltà dell’agricoltura italiana. La produzione dovrebbe registrare una situazione stagnante (0,5 per cento in più rispetto al 2007), il valore aggiunto una lieve crescita del 1,2 per cento, i prezzi all’origine una diminuzione del 3 per cento, gli investimenti un calo del 2,5 per cento per cento, i redditi degli agricoltori un taglio tra l’1,5 e il 2 per cento per cento, mentre i costi di produzione dovrebbero avere un’impennata pari al 10,6 per cento. In caduta anche consumi agroalimentari: meno 3,5-4 per cento. Queste le prime stime della Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha elaborato, sulla base delle rilevazioni Ismea, i dati in occasione dell’imminente 11 novembre, festa di San Martino che, per antica tradizione, si fa coincidere con la fine dell’annata agraria e l’inizio della nuova.

L’agricoltura italiana sta, insomma, attraversando uno dei più difficili momenti della sua più recente storia. In un mercato sempre più vasto e competitivo, le imprese agricole mostrano -sostiene la Cia- una strutturale difficoltà a recuperare margini di efficienza ed a produrre reddito da destinare ai consumi, all’innovazione e agli investimenti. Pesano, ed aggravano questa situazione, l’aumento dei costi produttivi (in particolare quelli energetici e dei prodotti chimici), degli oneri sociali e della opprimente burocrazia. Non solo. A rendere più complesso il quadro è l’elevato costo del denaro e le difficoltà di accesso al credito che penalizzano maggiormente le imprese che hanno investito in innovazione e qualità. A questo si aggiungono le anomalie ed il malfunzionamento dei mercati, a cominciare dall’impennata dei prezzi di alcune materie prime e dalla scarsa efficienza della struttura amministrativa.

Le prime stime della Cia evidenziano, dal punto di vista produttivo, che le coltivazioni agricole dovrebbero avere una crescita pari all’1,2 per cento, con una performance dei cereali (più 12 per cento) e un discreto aumento per patate e ortaggi (più 3 per cento); mentre le coltivazioni industriali dovrebbero registrare ancora un forte calo (meno 18,7 per cento), dovuto principalmente alla barbabietola da zucchero. Infatti, dal 2006 ad oggi l’Italia ha ridotto più del 50 per cento la sua quota produttiva a causa dell’applicazione della Pac.
Anche il comparto frutta e agrumi -come evidenziano gli stessi dati Ismea- dovrebbe incidere negativamente sulla produzione agricola (meno 6,4 per cento). In calo soprattutto gli agrumi, le pere, le mele e le pesche. Le stime preliminari per i comparti vino e olio evidenziano, invece, un 2008 molto buono (rispettivamente, più 7 per cento e più 10 per cento). Da tenere, comunque, presente che le condizioni metereologiche, sia per l’olio che per il vino, potrebbero ridimensionare fortemente le attese.
Per quanto riguarda la produzione zootecnica, le stime mostrano un calo (meno 0,6 per cento) che contrasta con la discreta annata registrata nel 2007. I comparti in flessione risulterebbero quello dei bovini e bufalini (meno 3 per cento), dove l’aumento dei costi di produzione ha provocato pesanti riflessi negativi per gli allevatori, e quello relativo alle consegne di latte (meno 1 per cento), nonostante l’incremento del 2 per cento della quota latte da parte della Commissione Ue. Timidi segnali di ripresa dovrebbero provenire dal comparto dei suini (più 1 per cento), mentre quello degli avicoli dovrebbe continuare il trend di crescita iniziato lo scorso anno (più 7 per cento).
A lievitare, invece, sono i costi produttivi. Il «caro-petrolio» -sottolinea la Cia- ha pesato in maniera determinante, provocando impennate vertiginose, specialmente sul fronte dei concimi, il cui prezzo è aumentato anche del 60 per cento. In crescita anche gli oneri contributivi e quelli causati dagli adempimenti burocratici.
Un quadro non certo positivo che viene offuscato dall’ulteriore calo dei redditi degli agricoltori. Una tendenza -segnala la Cia nelle sue stime- che ormai prosegue da tre anni, visto che nel 2005 la diminuzione era stata del 10,4 per cento, nel 2006 del 3,4 per cento e nel 2007 del 2 per cento. E ciò ha provocato una nuova flessione degli investimenti da parte delle imprese agricole, sempre alle prese con una competitività che non riesce a decollare.
Questi dati preliminari (che potrebbero essere soggetti a variazione) -sostiene la Cia- riaffermano la necessità di una rinnovata attenzione nei confronti dell’agricoltura italiana. Si impone una politica propulsiva, un cambiamento di rotta, un progetto valido che permetta il rilancio dello sviluppo e della competitività. Insomma, occorrono misure concrete per favorire una reale innovazione ed un’equilibrata crescita, riducendo i costi produttivi e contributivi e gli oneri di una burocrazia che oggi tolgono importanti energie imprenditoriali. E proprio questi sono i temi alla base della mobilitazione della Confederazione che, dalla prossima settimana, si svilupperà sull’intero territorio nazionale, per raggiungere il suo culmine il 14 novembre con iniziative in contemporanea in cento province.
È necessaria, dunque, una rinnovata politica agraria nazionale. Parlare di progetto per l'agricoltura vuol dire -rimarca la Cia- porre al centro dello sviluppo le imprese e gli imprenditori agricoli. L'impresa agricola evolve, nella struttura, nelle relazioni, nella capacità di innovazione, anche se ciò avviene con troppa lentezza. La vitalità di imprese eccellenti non è, però, sufficiente ad assicurare la crescita del settore. Serve, di conseguenza, un vero progetto di sviluppo che deve avere il suo punto fermo nella Conferenza nazionale sull’agricoltura che va svolta in tempi molto rapidi.

I conti dell’agricoltura (prime stime 2008)
Produzione +0,5 %
Prezzi all’origine- 3%
Valore aggiunto +1,2%
Costi delle imprese +10,6%
Redditi dei produttori -1,5/2%
Investimenti-2,5%
Consumi agroalimentari-3,5/4%
Superficie agricola persa negli ultimi
10 anni-18,5 mila Kmq