4 maggio 2024
Aggiornato 03:00
Contro i rincari “doppio prezzo” e accordi nella filiera

“Frena” l’agricoltura, ma i prezzi alimentari sono ancora troppo alti

La Cia sottolinea che le quotazioni sui campi continuano a scendere (meno 6,5 per cento a settembre) e gli effetti cominciano ad intravedersi su alcuni prodotti, come il pane

L’inflazione rallenta e il contributo dell’agricoltura è stato determinante. Il netto calo dei prezzi sui campi registrati negli ultimi mesi ha contribuito a contrastare i rincari, visto che l’aumento tendenziale dei prezzi alimentari al consumo (anche se i livelli restano ancora elevati) è sceso, ad ottobre, al 5,2 per cento rispetto al 5,8 per cento del precedente mese di settembre. E’ quanto evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori che, commentando i dati provvisori dell’Istat, sottolinea che nuove pesanti impennate al dettaglio non si giustificano.

L’agricoltura italiana non è, quindi, la causa degli aumenti dei prodotti alimentari e non favorisce il trend inflazionistico. I prezzi agricoli alla produzione -ricorda la Cia- a settembre sono diminuiti del 6,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007. Cosa che, purtroppo, non si è avuta nei vari passaggi della filiera.
Le flessioni delle quotazioni sui campi -avverte la Cia- dovrebbero quanto meno bloccare i listini sino alle vendite al dettaglio. Dunque, nessun alibi per nuovi aumenti. Purtroppo, ad ottobre non è andato esattamente così. Soprattutto la pasta al consumo ha avuto un aumento del 32 per cento e questo in presenza di un calo generalizzato dei cereali, con punte anche del 40 per cento.

Stesso discorso per il settore dell’ortofrutta, dove -rileva la Cia- si è registrato, sempre all’origine, una diminuzione netta del 6,2 per cento per ortaggi e legumi e del 3,3 per cento per la frutta.
Però, qualcosa di positivo si comincia ad intravedere. Il caso del prezzo del pane è significativo: l’aumento è sceso dall’8,6 al 5,7 per cento.

Gli aumenti che si sono avuti in questi ultimi due anni -avverte la Cia- sono, dunque, determinati da altri fattori: le filiere agroalimentari troppo lunghe, l’inadeguatezza della gestione dei mercati agricoli, la logistica infrastrutturale, i trasporti insufficienti e costosi, gli incrementi tariffari, e, non ultime, le speculazioni.
Per questa ragione, la Cia rinnova la necessità di una maggiore trasparenza nelle dinamiche di formazione dei prezzi dei prodotti alimentari attraverso azioni e strumenti per favorire la corretta informazione ai consumatori, con l’indicazione in etichetta del «doppio prezzo», all’origine ed al dettaglio, per i prodotti particolarmente sensibili. Non solo. Vanno resi più stretti i rapporti in filiere più corte, anche attraverso accordi fra i soggetti interessati. Un passo verso questa direzione la Cia lo ha già compiuto con l’intesa sottoscritta con la Confesercenti.