«In piazza gli interessi delle corporazioni sindacali»
È questo il commento del capogruppo di Forza Italia in Regione, Angelo Burzi, allo sciopero generale della scuola
«Circolazione paralizzata. Migliaia di ore di produzione complessivamente perse dai tanti lavoratori autonomi e dipendenti rimasti imbottigliati nel traffico a bordo di auto private e mezzi pubblici. Inquinamento alle stelle. Sono questi gli unici risultati ottenuti dalla manifestazione svoltasi oggi a Torino. Per il resto, infatti, si è assistito a un corteo privo di idee, ad eccezione di quelle con le quali il centro-sinistra da una parte, e le corporazioni sindacali della scuola dall’altra, hanno infarcito strumentalmente la testa di studenti, ricercatori e genitori, aizzandoli contro una riforma che finalmente metterà fine agli sprechi e rilancerà l’intero settore della formazione».
È questo il commento del capogruppo di Forza Italia in Regione, Angelo Burzi, allo sciopero generale della scuola.
Continua l’esponente azzurro: «Assodato, ormai, dati alla mano, che l’allarmismo sui presunti effetti negativi della riforma scolastica scatenato dal centro-sinistra non era che un puerile, estremo tentativo di racimolare surrettiziamente consenso sociale, peraltro messo in atto coinvolgendo in una protesta priva di fondamento addirittura bambini e ragazzini, credo che ora, sia per gli allievi, sia, soprattutto, per i docenti, sia arrivato il momento di tornare in classe e di difendere quel diritto allo studio che non è mai stato in pericolo, riprendendo regolarmente le lezioni.
«Posta la legittimità di qualunque manifestazione si svolga in maniera civile e pacifica – conclude Burzi - l’unico insegnamento uscito compromesso dall’approvazione della riforma Gelmini è stato e sarà, infatti, quello di cui tante ore preziose sono andate sprecate discutendo su dati comprovatamene falsi; su interpretazioni faziose e mistificatorie fatte circolare ad arte da quel mondo politico di centro-sinistra da sempre avvezzo alla contestazione fine a se stessa più che alla proposizione, e da quel mondo dell’istruzione che ha sentito messi in pericolo sprechi e privilegi economicamente insostenibili. Invenzioni che saranno sbugiardate dai fatti, non appena genitori e studenti constateranno che il tempo pieno invece che diminuire aumenterà; che le scuole di montagna non saranno chiuse; che le università diventeranno centri di formazione, efficienti e competitivi nel panorama internazionale, in cui ad essere premiato e valorizzato sarà, finalmente, il merito».
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