4 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Crisi mercati finanziari

Krugman: «In Usa una famiglia media ha un reddito inferiore rispetto a 5 anni fa»

«L'amministrazione Bush parla di economia meravigliosa e al tempo stesso il 60% della popolazione sostiene che la stessa economia sia pessima, avverte un netto peggioramento delle proprie condizioni e teme in una crisi ulteriore»

«L'amministrazione Bush parla di economia meravigliosa e al tempo stesso il 60% della popolazione sostiene che la stessa economia sia pessima, avverte un netto peggioramento delle proprie condizioni e teme in una crisi ulteriore». E’ uno dei passaggi salienti, premonitori, dell’intervento di Paul Krugman, appena insignito del Nobel per l’economia, nel corso del meeting Confesercenti 2006 e che abbiamo ritenuto giusto riproporre.

«Vorrei sintetizzare la storia degli ultimi anni» afferma Paul Krugman nell’intervista di Antonio Calabrò nel corso del meeting. «Abbiamo assistito all’inizio di questo decennio ad un grave crollo degli investimenti, sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo. Molto di questo ha avuto a che fare con la fine della bolla tecnologica e la successiva ripresa. Tuttavia se si guarda dietro a queste cifre, si scopre che l’investimento commerciale non è mai ripreso totalmente e che soprattutto negli Stati Uniti si è trattato essenzialmente di un’espansione relativa ad investimenti residenziali più che commerciali. Abbiamo dunque una debolezza di fondo alla quale non è stato posto rimedio. Il secondo punto che vorrei evidenziare è il fatto straordinario riportato nell’ultima riga: la bilancia dei pagamenti riguardante i Paesi in via di sviluppo. Questi Paesi, fra cui la Cina, si sono spostati da una condizione di deficit ad una posizione di enorme surplus… Abbiamo due elementi forti nella bilancia, entrambi praticamente insostenibili: il boom edilizio e la situazione della bilancia dei pagamenti. Si è assistito a un graduale crollo dei prezzi degli alloggi e a un graduale deprezzamento del dollaro rispetto all’euro e ad altre valute asiatiche. Il problema è che i mercati non sembravano aspettarsi questo declino. È chiaro che almeno fino a due mesi fa, la gente in USA si aspettava che i prezzi della case avrebbero continuato ad aumentare ed è rimasta molto sorpresa quando si è resa conto che di fatto così non sarebbe avvenuto… L’inflazione che di base si attendeva è stata inferiore nella Zona Euro. C’è stata quindi pochissima compensazione per il rischio di caduta del dollaro. In Giappone l’inflazione è stata ancora meno pronunciata e anche se in questo paese se ne è sempre riscontrato un basso tasso, ne sono stati sorpresi anche gli esperti del mercato locale.

«Credo che lo shock iniziale nei prezzi delle materie prime e il grande aumento degli ultimi anni abbiano probabilmente fatto il loro corso» afferma Krugman sollecitato dall’intervistatore su questo tema. «Questo fenomeno è stato causato maggiormente dalla Cina e anche dall’India. È anche importante dire che la Cina produce circa l’8% della domanda globale di petrolio ma circa il 35% dell’aumento della domanda globale di petrolio. Dunque la Cina rappresenta un fattore molto importante in questo contesto… A lungo termine si verificherà un aumento dei prezzi delle materie prime, a causa dello sviluppo di Cina e India e delle scarse risorse ma non sarà così ampio come si prevede. L’unica cosa che si può dire è che siamo sopravvissuti a questo shock e quindi rimettere in gioco le materie prime potrebbe portare a un’altra Guerra del Golfo, cosa che purtroppo non è impossibile.

La questione delle materie prime comunque va spiegata dal principio: c’è stato un aumento veloce dei prezzi del petrolio e della produzione di metalli. L’aumento dei metalli è stato chiaramente provocato dalla Cina e da altri mercati nuovi. Non è colpa di nessuno. Il prezzo del petrolio ha risentito in misura notevole degli stessi fattori ma anche di due nuovi elementi: il primo è che il disastro in Iraq toglie al mercato mondiale circa un milione di dollari al giorno e vista la reattività dei mercati al prezzo del petrolio, se questo è basso si verifica istantaneamente un impatto negativo sui prezzi. L’altro elemento che mette a rischio i prezzi del petrolio è la paura di un conflitto in Iran. Alcune persone conservano ampie scorte, che altrimenti non terrebbero, perché c’è la possibilità di un attacco degli Stati Uniti all’Iran che aumenterebbe i prezzi di oltre cento dollari al barile. In questo quindi c’è un calcolo economico: si tiene il barile di petrolio in magazzino semplicemente perché se dovesse accadere qualcosa quel barile diventerebbe molto prezioso… La politica unilaterale in Medio Oriente comunque ha sicuramente peggiorato la situazione…

«Abbiamo avuto una ripresa economica che è positiva», afferma Krugman sollecitato da Calabrò sulla situazione economica contingente. «La buona notizia è che in realtà non siamo destinati a rimanere in recessione per sempre. Per circa tre anni l’economia è cresciuta in modo ragionevolmente veloce, ma sotto molti aspetti rimane al di sotto dei parametri necessari a una vera e propria ripresa. Il salario di molti lavoratori non è riuscito a stare al passo con l’inflazione, perciò in realtà molte persone si trovano in condizioni peggiori. A dire il vero è la maggior parte delle persone a trovarsi così, secondo le statistiche degli Stati Uniti, ed era in recessione del 2001. La crescita dell’impiego è stata buona per gli standard europei ma cattiva per quelli statunitensi. Abbiamo avuto un’economia deludente, eccetto che per i profitti d’impresa che sono andati estremamente bene. Questo è tutto ciò che posso dire. La situazione non si può definire terribile ma neanche particolarmente positiva… La questione è che se l’economia degli Stati Uniti ha davvero bisogno di stimoli, non è chiaro come si possa darglieli, perché possono tagliare i tassi di interesse, ma il canale attraverso il quale i tassi d’interesse realmente influenzano l’economia è costituito prima di tutto dall’edilizia e se l’edilizia si trova già in una situazione di crisi, non è chiaro se un taglio dei tassi di interesse possa realmente risanarla. L’inflazione è un elemento che causa preoccupazione ma ritengo che lo sia di più la crescita. In qualità di persona che si interessa di giustizia sociale vorrei dire che l’economia ingiusta è necessariamente un’economia che agisce in malo modo. Non dovrebbe essere così. Non c’è alcuna necessità che la crescente disuguaglianza porti ad una recessione. Ci sono persone che sostengono che la Grande Depressione fu causata dalla disuguaglianza ma non ci sono mai state prove molto convincenti in questo senso. Perciò oggi negli USA la disuguaglianza tra l’1% dei ricchissimi e la middle class è ai suoi livelli più alti dal 1929. Questa è esattamente la situazione odierna, in cui l’amministrazione Bush parla di economia meravigliosa - guardate alla crescita del PIL, è abbastanza buono - e al tempo stesso il 60% della popolazione sostiene che la stessa economia sia pessima. La maggior parte della popolazione sostiene inoltre di aver avvertito un netto peggioramento delle proprie condizioni durante l’anno passato. E questo riflette un grande aumento di disuguaglianza. Abbiamo una situazione in cui la famiglia media in termini reali ha un reddito inferiore rispetto a cinque anni fa, ma in cui i più ricchi, anzi 1/10 dell’1% dei più ricchi abbiamo circa il 15% di aumento nelle entrate medie delle famiglie, non molto davvero, ma si ha il 400% di crescita nelle entrate del decimo dell’1% e questo è il motivo per cui la maggior parte delle persone è scontenta dell’economia… La cosa più semplice da fare sarebbe da una parte tornare a un sistema fiscale progressivo. Se mi chiedeste cosa fare per una famiglia-tipo, suggerirei una lunga lista di mosse e temi da affrontare. Il primo ovviamente sarebbe quello della sanità. Siamo gli unici tra questi paesi a non avere un’assicurazione sanitaria universale. A costi relativamente modesti, potremmo infatti almeno assicurare alle famiglie della middle class l’accesso all’assicurazione. Potrei continuare ad elencare una lista di mosse da intraprendere ma potreste chiedermi di indicarvi una politica possibile per gli Stati Uniti con un governo moderatamente di centro sinistra.