29 marzo 2024
Aggiornato 09:00
Crisi mercati finanziari

Tremonti: «Banche non falliranno, no tutele manager»

Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, all'indomani del via libera al decreto «salva banche» spiega in Parlamento le motivazioni dell'intervento adottato dal governo per far fronte all'acuirsi della crisi

In Italia nessuna banca fallirà. Il sistema è solido, ha «un sufficiente grado di liquidità e di patrimonializzazione». Tuttavia, in una «logica precauzionale» il governo è intervenuto «nei tempi e in linea con le decisioni europee» varando «misure temporanee» che mettono fuori pericolo il sistema. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, all'indomani del via libera al decreto 'salva banche' spiega in Parlamento, prima in Aula alla Camera e poi al Senato, le motivazioni dell'intervento adottato dal governo per far fronte all'acuirsi della crisi.

L'obiettivo, sottolinea, è quello di «tutelare i consumatori e non i manager che hanno sbagliato nella gestione». Dal decreto, assicura infatti il titolare dell'Economia, «ci sarà un ritorno per i contribuenti». I consumatori possono quindi stare tranquilli. «Nessuno perderà un euro», garantisce il ministro. Lo Stato si farà garante anche sui depositi, affiancando la sua protezione a quella attuale. E potrà entrare nel capitale delle banche che, per via della crisi, siano costrette ad aumentare il proprio capitale e non abbiano i mezzi per farlo. Ma, ricorda, l'intervento pubblico sarà limitato alla sola partecipazione con azioni privilegiate, per fornire mezzi freschi, senza mutare l'assetto azionario degli istituti. Il governo uscirà «portando con sé capital gain. Se una banca è risanata e esci - osserva infatti Tremonti - porti a casa più capitale di quello che hai messo». Anche per Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica e a lungo governatore della Banca d'Italia, i cittadini «non hanno nessun motivo d'allarme».

Il nostro sistema è «sostanzialmente stabile», dice intervenendo in Aula a palazzo Madama, e «per questo bisogna avere fiducia». Secondo il senatore a vita però «è necessaria una vigilanza bancaria su base europea». Passa all'attacco invece Walter Veltroni. «C'è una totale assenza di sensibilità per i problemi del paese reale», primo fra tutti «l'autentico dramma» che stanno vivendo le piccole e medie imprese per via delle restrizioni nell'accesso al credito causate dalla crisi finanziaria», lamenta il leader del Pd annunciando sin da ora la presentazione di un emendamento al decreto per istituire un Fondo per le Pmi. Critico anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. Il decreto salva-banche del governo è «solo di uno spot» perchè «non c'è un euro» per gli obiettivi che si propone. Anche Pier Luigi Bersani, ministro ombra dell'Economia del Pd, lamenta l'assenza di misure di sostegno al reddito degli italiani e per l'accesso al credito per le piccole e medie imprese. E mentre Tremonti sottolinea l'interesse dell'Italia a rispettare il Patto di stabilità europeo, Bersani e il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini chiedono maggiore flessibilità. «Realisticamente - ritiene Casini - qualche vincolo va interpretato con maggiore elasticità. Pensiamo al New Deal e al grande piano di investimenti lanciato da Roosevelt».

E rivolgendosi direttamente al titolare di Via Venti settembre sollecita interventi «non più rinviabili» per stipendi e pensioni. L'ex presidente della Camera per far fronte alla crisi finanziaria invita la maggioranza a «guardarsi dalla sindrome dell'autosufficienza» e richiama l'opposizione «al senso di responsabilità». Nella sua analisi sulla crisi internazionale, Tremonti afferma che a differenza dell'America in Europa «non è ancora chiaro» il carattere tipico della crisi. «E' proteiforme e segmentata», dice, sottolineando tuttavia che «l'Italia non presenta particolari anomalie». A preservare il sistema italiano è, secondo Tremonti, il suo tradizionalismo. In un Paese in cui «si parla poco l'inglese» anche nelle banche, il sistema è «meno progredito, sofisticato e avanzato». Gab

Fonte: Apcom