24 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Crisi mercati finanziari

Far ripartire l'economia

Bersani: «E' il momento di mettere i soldi in tasca a chi ha bisogno di spenderli, è il momento di urgenti misure per stimolare l'economia»

La destra ha sempre insistito sull'idea che il mercato da solo è garanzia del benessere, che non avesse bisogno di regole, di lacci e lacciuoli. La deregulation è un'ideologia che oggi tutti si affrettano a rinnegare. Nessuno dice 'ci siamo sbagliati, scusateci'. Ma da quella ideologia nasce questo fallimento e avevamo ragione noi». Walter Veltroni

«E' il momento di mettere i soldi in tasca a chi ha bisogno di spenderli, è il momento di urgenti misure per stimolare l'economia. E' in questa chiave fondamentale che noi avanziamo le nostre proposte». Pierluigi Bersani introduce così la Conferenza economica del Pd, durante la quale il ministro ombra dell'economia ha presentato le principali proposte del Partito democratico per fare ripartire l'economia.

La prima proposta è quella di «diminuire la pressione fiscale sulle retribuzioni medio-basse, con detrazioni fiscali, revisione delle aliquote o restituzione del drenaggio fiscale», inoltre bisognerebbe poi estendere la quattordicesima già varata dal governo Prodi per le pensioni basse anche a quelle di importo fino a mille euro, sostituendo infine la 'social card' con «una sorta di quindicesima» per le pensioni più basse.

La seconda proposta riguarda un «nuovo patto sulla fiscalità» fra lo Stato e i contribuenti e le aziende. Questo, precisa Bersani, implicherebbe anzitutto ripristinare le misure di «tracciabilità dei pagamenti», volute dal governo Prodi e cancellate dal governo Berlusconi. Si tratta di una «proposta positiva. Potremmo dire: una Maastricht del fisco con l'obiettivo di raggiungere entro un certo numero di anni la media europea della fedeltà fiscale», in modo da contrastare quel «allarme evasione» che sembra profilarsi in seguito allo smantellamento degli «strumenti essenziali ai fini di un consolidamento di una nuova fedeltà fiscale».

Il tema caldo della riforma del sistema contrattuale è il terzo tema toccato dall'intervento del ministro ombra. Su questo tema, sottolinea Bersani, «il confronto tra le parti sociali e il governo sulla riforma del modello contrattuale si rivela difficile perché non è stato inquadrato in una
prospettiva di politica economica indicata dal governo».

La quarta proposta «riguarda l'immediato intervento a favore del cittadino consumatore», riprendendo la «terza lenzuolata» di liberalizzazioni, approvata dalla Camera nella scorsa legislatura.
Sono misure, a partire dall'abolizione della commissione di massimo scoperto, che non hanno costi per lo Stato ma che portano benefici ai consumatori in termini di prezzi e tariffe. «L'insieme di queste iniziative - spiega Bersani - porterebbe subito diversi miliardi nelle tasche dei consumatori, favorirebbe concorrenza e occupazione, darebbe stimolo alle attività economiche».

La quinta proposta è quella di «non intaccare i servizi sociali fondamentali», erogati solitamente dai Comuni. Non bisogna pensare – afferma in proposito Bersani - che «il federalismo fiscale possa essere affidato ad un Governo sulla base di una vaghissima delega». «Ci vuole una commissione bicamerale che lavori sul serio, - spiega – Per quanto ci riguarda deleghe generiche non le daremo».

Infine la sesta, ed ultima proposta, riguarda le politiche nel Mezzogiorno (completamente scomparse dalle preoccupazioni dell'attuale esecutivo) e le attività economiche di tipo industriale. Non ultimo il problema energetico e ambientale che, secondo il PD, è fondamentale non solo per liberarsi progressivamente dal stretta del petrolio ma per far si che l'economia legata all'ambiente diventi una «vera palestra per la nostra industria nazionale».

Ed è proprio sul tema dell'energia che prosegue la conferenza al teatro Capranica di Roma attraverso l'intervento di Matteo Colaninno, ministro ombra dello Sviluppo economico. Secondo l'esponente del PD sono molte le azioni da intraprendere per stare al passo delle più moderne politiche energetiche. Tra queste, l'urgente «diversificazione delle fonti e il rafforzamento delle infrastrutture», nonché un maggiore e convinto «sostegno allo sviluppo delle energie rinnovabili». Uno sviluppo che, secondo Colaninno, deve passare per il cammino già intrapreso del risparmio energetico.
Non manca il nucleare tra gli argomenti toccati dal ministro ombra. Tuttavia, nonostante l'apertura del partito al dibattito sulle soluzioni offerte dalla tecnologia dell'atomo, per il PD le energie rinnovabili detengono tuttora la priorità.Il nucleare, spiega infatti Colaninno, è ancora «lontano dall'essere efficace» e sicuro.

Sulla falsariga tratteggiata da Bersani si muove anche l'intervento di Enrico Letta che torna a ricordare alla platea l'atteggiamento dell'attuale Governo nei confronti del potenziale che l'Italia è capace di offrire. La questione fondamentale, dice, è quella del welfare che «si occupa esclusivamente di una fascia ridotta della società e dimentica i talenti di cui l'Italia è piena».

Purtroppo, però, per fare in modo che le risorse umane di un Paese vengano valorizzate come si dovrebbe ci sarebbe bisogno di un'amministrazione responsabile e lungimirante. Ma è difficile immaginarla, visto che si dimentica persino di investire su un altro nodo cruciale per lo sviluppo: le infrastrutture. Lo ha denunciato Andrea Martella, ministro ombra dei Trasporti, che ricorda come «milioni di risorse destinate alle infrastrutture sono servite per coprire il buco lasciato dall'Ici e per Alitalia».

«Vedo rischi di regressione, di un neostatalismo deteriore, dell'esercizio del primato della politica come abuso del potere, che e' la vera vocazione del governo attuale». Anche Vincenzo Visco è duro con il governo e sulla crisi finanziaria non risparmia le critiche per l'approccio che sta mostrando l'esecutivo. «La crisi ci sta contagiando- dice l'ex viceministro- dobbiamo affrontare la recessione ma il governo la ignora concentrando la sua attenzione su temi esterni. Esattamente come fece il
governo degli anni '30 pensando di essere al riparo della depressione americana».

A chiudere il ciclo di interventi dell'iniziativa dedicata all'economia è il segretario del Pd, Walter Veltroni, che come Visco rievoca la crisi della prima metà del secolo. L'attuale crisi finanziaria che «è simile a quella del '29», ha affermato Veltroni, «racconta il grande errore della destra e invece la giustezza delle idee della sinistra» .

«E' imbarazzante - ha insistito Veltroni - come si passi da una posizione all'altra senza pagare alcun dazio: dalla deregulation sfrenata all'iper-statalismo». Sulla crisi americana, che inizia ora ad avere serie ripercussioni anche sui mercati europei e asiatici, Veltroni disegna la sostanziale differenza tra due parti ben distinte. Una che ha eletto il mercato a dogma innegabile e una che ha sempre «difeso un mercato regolato, in cui lo Stato non si fa giocatore se non dove deve assicurare diritti di cittadinanza».

Secondo Veltroni molti altri sono stati gli aspetti su cui la sinistra ha avuto ragione. Sull'Europa, ad esempio, (che però ha bisogno di essere rafforzata), su una politica economica attiva da parte del Governo e su una questione sociale che la sinistra denunciava ma che è stata cancellata e rimossa.

La crisi finanziaria mondiale, dunque, nasce dalla «deregulation selvaggia» propugnata dalla destra, che deve per questo assumersi tutta la responsabilità di questa situazione. Responsabilità di cui è titolare anche la destra italiana che nel 2003, ricorda Bersani prima e Veltroni poi, voleva introdurre anche in Italia i mutui ipotecari che hanno generato negli Usa l'attuale crisi. In quel caso la sinistra si oppose e «se l'Italia non è precipitata - ha ricordato il leader del Pd alla conclusione del suo intervento - lo si deve a noi».

Gia.Ro.