18 agosto 2025
Aggiornato 21:30
Trattativa Alitalia

Alitalia, Solari: «Berlusconi non deformi la realtà»

«I piloti si rappresentano da soli e la nostra opinione è che debbano essere considerati, nel rispetto della loro alta professionalità, dipendenti come tutti gli altri»

«Come previsto siamo alla deformazione della realtà elevata a metodo di governo. Nessuno, nemmeno al presidente del consiglio, può essere consentito di interpretare la posizione della Cgil». Così il segretario confederale della Cgil, Fabrizio Solari, commentando le dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi. «Ribadisco che la Cgil –aggiunge Solari - non ha mai abbiamo inteso sostenere un'idea corporativa della rappresentanza sindacale, i piloti si rappresentano da soli e la nostra opinione e' che debbano essere considerati, nel rispetto della loro alta professionalità, dipendenti come tutti gli altri. Siamo da sempre e restiamo contrari alla confusioni dei ruoli nel governo delle aziende».

«Non abbiamo pregiudiziali politiche -sottolinea Solari-, abbiamo considerato il piano presentato da Cai non il migliore possibile ma sufficiente per affrontare la scommessa del salvataggio e del rilancio di Alitalia, conseguentemente lo abbiamo sottoscritto. Abbiamo posto temi squisitamente sindacali, che riguardano la sfera contrattuale, tutt'altro che lunari».

Infatti, rileva il sindacalista, «abbiamo offerto la sottoscrizione di un patto che allinea la produttività a quella media delle altre compagnie europee, accettando di rinviare l'allineamento dei livelli salariali fissandone invece la sostanziale invarianza e ribadendo la necessità di coinvolgere gli interessati in queste scelte che giudichiamo di buon senso e quindi percorribili. Questo giudizio era a domenica notte condiviso da tutte le sigle sindacali, cosa sia successo dopo tocca a loro eventualmente spiegarlo». Per Solari «credo che Cai dovrebbe considerare che ancora esistono i margini per evitare il grave errore di buttare a mare il lavoro fin qui svolto per salvare la compagnia, evitando di farsi fagocitare nell'angustia della tipica inadeguatezza della battaglia politica domestica».