28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Veltroni: «Riaprire le procedure per la vendita di Alitalia»

Verso il baratro

«Le parole di Fantozzi dimostrano ancora una volta l'azione dilettante e senza strategia del governo nel mettere i piedi questa cordata»

Per non far fallire la compagnia e mettere in mobilità 18.000 lavoratori è necessario «riaprire le procedure per la vendita di Alitalia, allo scopo di trovare nuovi soggetti intenzionati ad investire sul patrimonio di esperienze, di mezzi e di aerei della nostra compagnia di bandiera». Lo ha detto il segretario del Pd, Walter Veltroni, a Cortona per seguire i lavori della Summer school del partito.
Dopo le dichiarazioni del commissario di Alitalia che ha annunciato la mancanza di carburante a partire da lunedì, il leader del Pd ha rinnovato le accuse al governo Berlusconi, colpevole di «un brutto pasticcio. Le parole di Fantozzi dimostrano ancora una volta l'azione dilettante e senza strategia del governo nel mettere i piedi questa cordata in una tempistica e con modalità non adeguate al problema grave di Alitalia».

Veltroni ha spiegato poi come il problema Alitalia fosse stato chiuso positivamente dal governo Prodi: «Si era trovata una soluzione su misura per la compagnia di bandiera con il progetto di Air France. Era tutto pronto per far nascere un polo europeo di trasporto aereo importante e competitivo. Ma Berlusconi con la sua propaganda elettorale ha cancellato in piena campagna per le elezioni questa soluzione. Ora il governo deve chiudere immediatamente la vicenda Alitalia altrimenti deve riaprire le procedure di collocazione perché con le nuove condizioni 'altri soggetti internazionali potrebbero essere interessati e potrebbero farsi avanti».
Veltroni ha anche espresso solidarietà ai sindacati che stanno «difendendo i diritti dei lavoratori Ha poi criticato il piano elaborato dal governo «che accolla tutte le passività della compagnia di bandiera sui contribuenti e massimizza gli esuberi'. Oltretutto con uno 'stravolgimento delle regole' in favore di imprenditori privati. 'I sindacati - ha proseguito il segretario del Pd - hanno sbagliato a dire di no ad Air France, ma a questo punto fanno bene a tutelare i diritti dei lavoratori. Qui non stiamo parlando dei piloti ma di persone che vivono con 1000-1300 euro al mese a cui si offre un posto tagliandogli lo stipendio del 30%. È una vergogna».

Ieri da Milano, dove era intervenuto alla festa del Pd , il segretario rifletteva sulla vicenda della compagnia di bandiera come perfetto paradigma dell’idea di paese e di politica che ha il premier: annunci e spettacolo. Ma la realtà è un’altra cosa. Per l'interesse generale Veltroni auspica che una soluzione alla fine si trovi, ma «il disastro fatto di umiliazioni per i lavoratori e di mani nelle tasche degli italiani», dimostra quello che il segretario del PD va dicendo in tutte le feste democratiche: avevamo ragione noi su Alitalia, sulle tasse, sull’economia, anche per questo serve più orgoglio per le nostre idee, più unità nel partito, più combattività nello svelare la realtà delle politiche governative, e vedrete che la luna di miele del governo con il paese finirà presto.

«Sta per andare a gambe all’aria una delle più grandi realtà industriali, il governo non ha fatto quello che doveva fare, si è andati allo sbando in maniera dilettantesca e questo è l’effetto».

Parole confermate da Augusto Fantozzi, il commissario straordinario di Alitalia, sabato 13 settembre alle 13 e 45: «La situazione sta precipitando. Alitalia non fallisce stasera ma la situazione è davvero grave». Senza giri di parole il commissario straordinario della compagnia di bandiera, lasciando Palazzo Chigi, dopo aver fatto il punto sulla vicenda con il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta e l'ad della nuova società CAI Rocco Sabelli. «Le cose stanno precipitando - spiega ai cronisti -ci sono problemi di carburanti, i creditori stringono i freni. La cassa sta finendo. Io vado doverosamente - dice Fantozzi - ad ascoltare i sindacati, ho ascoltato il governo, dirò ai sindacati quello che devo dire, farò quello che devo fare». Fantozzi ha chiesto a tutte le parti in gioco di «dimostrare buona volontà, questo è il momento della verità. Dobbiamo lavorare tutti insieme per salvare Alitalia. Ogni componente deve fare la sua parte, soprattutto i lavoratori ma anche la CAI».

Il tavolo di confronto tra rappresentanti del governo, dei sindacati e della Compagnia Aerea Italiana, durato gran parte della notte tra l'11 e il 12 settembre è saltato dopo la decisione della cordata degli imprenditori di terminare la trattativa. «CAI prende atto, dopo sette giorni di incontri, che non esistono le condizioni per proseguire le trattative» annuncia un portavoce della società. «È evidente – ha continuato – che non ci si rende conto della drammatica situazione di Alitalia e della necessità di profonda discontinuità rispetto al passato che il piano di salvataggio richiede». Per queste ragioni, CAI «non parteciperà a nessun tavolo».

Così, sebbene la offerta di acquisizione dell'Alitalia non sia stata formalmente ritirata, questa mattina, il team CAI per il lavoro di «due diligence» - processo investigativo di analisi del valore e delle condizioni di un'azienda - è stato fatto rientrare dalla sede della Magliana.

Il ministro Sacconi ha ammesso che «le condizioni oggettive fanno temere il peggio» e che il commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi avvierà in tempi brevi le procedure per la mobilità «perché è tenuto a farlo, e non perché lo diciamo noi o perché sia nelle sue disponibilità decidere».

Il dialogo tra i sindacati e il governo, nonostante tutto, sta proseguendo. Sul tavolo delle trattative c'è il problema degli esuberi. In particolare, per i piloti ci sarebbero mille esuberi dei quali 130 riguardano l'esternalizzazione delle attività cargo. Nei dati esposti sono compresi sia i dipendenti di attività cui è prevista l'esternalizzazione – cessione ad altre società – sia per coloro che usufruirebbero degli ammortizzatori sociali con un copertura di 7 sette anni. Ci sarebbero almeno 1600 esuberi tra gli assistenti di volo, 950 nei servizi di terra aeroportuali, 840 per gli operai della manutenzione leggera, 800 per le attività di manutenzione pesante concentrate negli stabilimenti Atitech di Napoli e 360 tra i non-piloti delle attività cargo da esternalizzare.

Alle accuse da parte di Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa San Paolo e membro della CAI, secondo cui i lavoratori della compagnia «non si rendono conto della situazione in cui si trova Alitalia, in particolare i piloti»., il segretario generale dell'Unione Piloti ha commentato: «Non siamo così capricciosi o poco coscienti. L'offerta di CAI è prendere o lasciare. Mille persone in esubero è un dramma non gestibile».

Attualmente, sindacati non hanno assunto una posizione comune. La voce che comunque rimane più vicina alla possibile firma in tempi brevi rimane quella di Raffaele Bonanni, leader della Cisl: «voglio sperare che CAI non dia forfait. Noi ce l'abbiamo messa tutta. Ci vuole senso di responsabilità anche da parte loro, oltre che da parte nostra e spero anche da parte del governo».

Comunque vada,
Per Pierluigi Bersani, ministro ombra del PD, «Questo dell'Alitalia è un 'prosciutto' che Berlusconi si è fatto per conto suo: ha promesso che c'era la cordata italiana e, poiché non c'era, per provare che invece esisteva si è messo a costruire norme su misura, bad company e new company, con il risultato di creare una piccola compagnia, non una nuova Alitalia ma una nuova Airone. Anche noi - aggiunge Bersani a proposito di Alitalia - avremmo preferito mantenere una grande compagnia di bandiera ma meglio avere un peso e una presenza rilevante in una grande compagnia europea piuttosto che essere padroncini di una cosa piccola, di una compagnia domestica che non ha strutture di collegamenti internazionali e che sarà costretta a chiedere un passaggio ad altri. Non è dignitoso».

«In quale altro paese al mondo sarebbe potuto succedere quanto sta accadendo ad Alitalia, grazie al governo Berlusconi?» si domanda Luigi Lusi, senatore PD. «Le promesse elettorali della destra si sono rivelate una amara presa in giro per la compagnia di bandiera e per i contribuenti e i lavoratori che, come Pantalone, sono sempre loro a pagare. Air France, l'unica proposta concreta che c'era, è stata fatta volare via da Berlusconi che ha continuato per settimane a parlare, a borse aperte, che tutto sarebbe andato per il verso giusto. Poi è arrivata la divisione in due, con la compagnia cattiva mandata al fallimento, e il resto è sotto gli occhi di tutti: disagi, proteste, titolo sospeso con perdite incredibili per gli investitori modello Parmalat, trattative sull'orlo del fallimento. Ora arriva la mobilità, con migliaia di posti di lavoro persi e milioni che andranno in fumo, tra indotto, servizi e turismo».

A.Dra/M.Lau.