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Convegno Fiera Millenaria 2008

«Il prezzo del suino: la rilevazione, il mercato unico nazionale, la Borsa Merci Telematica»

Sabato 13 settembre 2008

Il Convegno proposto, di rilevanza nazionale, vuole discutere il delicato tema della rilevazione dei prezzi, oggi di grande interesse economico per gli attori della filiera suinicola.
L’interesse degli allevatori, dei macellatori e del territorio mantovano è conosciuto e discusso in numerose occasioni. Fra queste è da ricordare, in sede locale, l’appuntamento proposto dal sistema camerale in occasione della Giornata dell’Economia che da alcuni anni, in maggio, descrive con maggiore attenzione la dinamica e il valore della produzione primaria e della trasformazione agroalimentare nella nostra provincia. E’ da questo osservatorio che abbiamo tutti consolidato la dimensione e l’importanza della filiera suinicola mantovana. Questa ha visto, nel 2007, la produzione di 1,244 milioni di suini e la macellazione di 2,311 milioni di capi per un valore stimato in oltre 690 mln di Euro.

Il contesto territoriale e produttivo nel quale s’inserisce la discussione odierna, Lombardia e altre regioni del Nord Italia, è caratterizzato da una progressiva specializzazione e concentrazione, territoriale e d’impresa, degli allevamenti. Con cicli produttivi sempre più rigidi, utili a garantire la necessaria efficienza d’allevamento e tali da suggerire la stipula di contratti annuali per la consegna programmata dei suini grassi. Scelta, quest’ultima, ritenuta idonea alla programmazione aziendale dell’industria di macellazione.

Ma si osserva anche come la quota di valore aggiunto acquisito dall’allevatore diminuisca nel tempo. Secondo i dati di fonte CRPA, fatto pari a 100 il valore al consumo, la ripartizione all’interno della filiera vede assegnato, nel 2007, il 16% all’allevamento (era il 24% nel 1989), il 10% alla macellazione (era il 2%), il 25% alla trasformazione (era il 31%) e il 49% alla distribuzione (era il 43%). Un’erosione di valore aggiunto, subita dall’allevatore, pari a circa mezzo punto percentuale l’anno.

Ancora, in poco meno di vent’anni sono cambiati i consumi e si è modificata l’offerta delle carni suine e dei prodotti di salumeria, sempre più orientati alle denominazioni d’origine e a prodotti differenziati, suscettivi dell’acquisizione di maggiori quote di valore aggiunto. Ma se le cosce posteriori sono in gran parte destinate ai prosciutti a DOP (Parma e San Daniele, in primis) sono gli altri tagli, da salumeria o per carni da consumo fresco, a soffrire di una modesta differenziazione e quindi a rischiare una rilevante penalizzazione di prezzo.

E’ in questo contesto che il confronto odierno, al quale partecipano gli attori della filiera e i rappresentanti istituzionali interessati, può far maturare scelte condivise a favore della filiera e di una distribuzione del valore aggiunto più consona al mantenimento della produzione alimentare, nel nostro caso suinicola, locale e nazionale. Un obiettivo strategico che la recente crisi internazionale ha riportato all’attenzione di tutti i consumatori rivalutando il ruolo dell’agricoltura e la conseguente «impossibilità di considerarla, come in passato, un settore residuale» (cfr F. De Filippis, Roma, 8 giugno 2008).