5 maggio 2024
Aggiornato 12:30
Interessi della criminalità organizzata nel ciclo di produzione della mozzarella di bufala

Mozzarella di bufala, la LAV: «Maggiori controlli contro le infiltrazioni camorristiche»

«Stop all’abbattimento generalizzato degli animali affetti da brucellosi»

«Gli interessi che la criminalità organizzata manifesta nel ciclo di produzione della mozzarella di bufala, sul quale si impernia un sistema economico di rilevante valore, sono noti da anni. Si tratta di fenomeno che vede l’interesse di clan camorristici, tra i quali il più tristemente noto clan dei Casalesi, che tenta il controllo di tutta la filiera, dall’approvvigionamento dei foraggi alla produzione del latte, dall’attività casearia alla distribuzione ed esportazione del prodotto finito, all’imposizione di vendita per punti vendita e ristoranti.»

Questo il commento di Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, alla notizia della denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere dagli allevatori bufalini per presunte infiltrazioni camorristiche nel ciclo di produzione della mozzarella di bufala.

Anabolizzanti, specialità medicinali illecitamente importate, connivenze con apparati della pubblica amministrazione, allevamenti abusivi, animali malati, falsificazione delle analisi, sono lo scenario che emerge da alcune inchieste degli ultimi anni che hanno investito il ciclo della produzione della mozzarella di bufala, come l’operazione «Mozzarella dop» o la «Mozzarella Connection», che hanno smascherato connivenze tra allevatori in malafede, esponenti di clan e funzionari pubblici a danno della salute dei cittadini e degli animali.

«Le organizzazioni criminali, come dimostrato in sede giudiziaria –continua Troiano-, fanno sparire animali da allevamento, acquistano, con prestanome, ettari di terreno e lo organizzano per ospitare discariche abusive, rubano animali e li macellano clandestinamente e ne immettono le carni sul mercato senza controlli sanitari. Il crimine organizzato, in definitiva, controlla il territorio agricolo per gestire piccoli e grandi affari, dal mercato della carne clandestina allo stoccaggio di cocaina, fino alla protezione dei latitanti».

Questa denuncia, infatti, riporta alla ribalta il problema delle infiltrazioni malavitose nel comparto della zootecnia del Sud. Furti, estorsioni, minacce, devastazioni di campi, imposizione dei prezzi dei prodotti, controllo del mercato fondiario e della manodopera, sono gli strumenti usati per controllare il settore. Per contrastare questo fenomeno, da diversi anni è attivo nell’ambito della Direzione Nazionale Antimafia un servizio contro la criminalità organizzata nel settore agricolo.

«Il timore che l’abbattimento indiscriminato di decine di migliaia di bufale possa far arricchire organizzazioni malavitose e speculatori non è infondato – conclude Troiano. Va da sé che l’aspetto che più ci preme sottolineare è l’ecatombe delle bufale. Animali già vittime di sfruttamento economico, poi di gestione criminale che ha favorito la diffusione della brucellosi, e infine di una politica zootecnica che pretende di risolvere il problema con gli abbattimenti. La soluzione non può essere una mattanza generalizzata.»