29 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Vino e cucina

La Mia Crota, un nome, un marchio, una garanzia

In centro a Biella, l’enoteca con cucina di Vittorio Delmotto è l’unico “ristorante” della città ad essere citato sulla Guida Michelin 2015.

BIELLA - Una gran bella enoteca con cucina, calda negli arredi in legno e adeguatamente illuminata con discrezione; oppure una gradevole e luminosa sala ristorante al primo piano con enoteca al piano terreno, dipende dai punti di vista. Comunque sia questa polifunzionalità da buoni risultati, perché ormai sono parecchi anni che il locale polivalente di Vittorio Delmotto tiene botta contro la crisi divampata per motivi economici, e nel settore specifico aggravata dalla caccia alle streghe da alcol test.

WINE BAR O RISTORANTE? - Un angolo wine bar e qualche tavolo per un aperitivo prolungato, saletta al piano superiore con qualche tavolo apparecchiato borghesemente, come amano i biellesi, per gustare un paio di piatti ben fatti accompagnati dai vini disponibili in carta o andandoseli a cercare direttamente sugli scaffali, oppure prelevando qualche prezioso centilitro di vino fermo o mosso (lo Champagne qui è di casa) dagli spillatori azotati. Insomma, venire qui per bere acqua non è cosa saggia.

OSTRICHE E CHAMPAGNE - Due ostriche bretoni al banco in buona compagnia, con una coppetta di Champagne Henriot, importato direttamente come da tradizione del marchio La Mia Crota, per poi proseguire la serata portandosi a casa una grande bottiglia per terminare al meglio la serata. Come un tempo, perché il «brand» La Mia Crota arriva da lontano, da quando Luigina Pozzati insegnò a molti biellesi quali fossero le migliori etichette di vino, italiano e francese, già nella vecchia sede dell’enoteca, negli anni ’80, all’epoca solo enoteca, ed oggi solo pizzeria.

PIZZA E BIRRA - Le pizzerie, che sono un po’ l’emblema gastronomico di questa città controversa. In un periodo di riconversione strutturale dei grandi spazi un tempo sfruttati per sviluppare la lunga filiera laniera o dedicati al meccano tessile, ed ora adibiti a residenze private di lusso o trasformati in spazi culturali, con particolare attenzione all'arte moderna; tutto questo, e dove anche la percentuale di sportelli bancari per persona non teme paragoni con cittadine elvetiche di pari dimensioni, ma dove l’alta ristorazione non esiste.

LE GUIDE CONFERMANO - E mentre altre guide gastronomiche cercano (anche) alternative incerte, il riferimento Michelin non ha dubbi, indicando questo come unico locale consigliato in città, il che è nello stesso tempo orgoglio del proprietario, ma anche umiliazione per una collettività, che se vorrà puntare ancor di più sul turismo in futuro, non potrà fare a meno di offrire anche buone tavole a chi viene da fuori, salvo consigliar loro una delle tante pizzerie.