29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Caso Vatileaks

Vaticano, smentito l'allontanamento di tre nuovi «corvi»

Paolo Gabriele rimane l'unico indagato del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e, infine, nel libro di Gianluigi Nuzzi «Sua Santità». In Vaticano, però, c'è il forte sospetto che il maggiordomo del Papa non abbia agito da solo

CITTÀ DEL VATICANO - Paolo Gabriele rimane l'unico indagato del caso Vatileaks, la fuga di documenti riservati finiti sui giornali e, infine, nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità'. In Vaticano, però, c'è il forte sospetto che il maggiordomo del Papa non abbia agito da solo. Tanto che, dal giorno dell'arresto per «furto aggravato» delle carte del Papa (non per la loro diffusione), il 23 maggio, alla concessione dei domiciliari, il 21 luglio, ci sono stati altri interrogatori condotti da gendarmeria e magistratura vaticana, nel quadro di un processo che potrebbe essere celebrato in autunno.

PROSEGUONO LE «AUDIZIONI» - E, parallelamente, sono proseguite le «audizioni», meno circostanziate e più discrete, svolte da tre cardinali (Herranz, Tomko e De Giorgi) che riferiscono direttamente al Papa. Segno che la fuga di notizie ha posto questioni di 'governance' vaticana, poi, il Papa ha voluto incontrare cardinali e arcivescovi di primo piano della Chiesa cattolica mondiale prima di ritirarsi a Castel Gandolfo per il periodo estivo. E' in questo contesto che sui giornali sono iniziate a fioccare ipotesi sui complici del 'corvo', culminate in un articolo oggi duramente smentito dalla Santa Sede.

I SOSPETTI DI «REPUBBLICA» - A innescare la reazione vaticana è stato un pezzo di Repubblica che riecheggia i sospetti già tratteggiati il 15 luglio Die Welt. Sul quotidiano tedesco Paul Badde indicava tre personalità di Curia - il cardinale italiano Paolo Sardi, ex capo della sezione della segreteria di Stato che appronta i discorsi del Papa, il vescovo tedesco Josef Clemens, ex segretario personale di Rartzinger, e la sua ex governante Ingrid Stampa - che si sarebbero mosse «presso, accanto o dietro» Paolo Gabriele. E sosteneva che il caso Vatileaks non va spiegato come «un colpo di Stato», una «rivoluzione di palazzo» o un romanzo alla «Dan Brown» ('Die Welt' ricorda le critiche indirizzate per mezzo stampa anche al segretario del Papa Georg Gaenswein) ma alla luce delle «gelosia» che attraverserebbero l'entourage di Ratzinger.

LA SMENTITA DI PADRE LOMBARDI - Oggi Repubblica titola: «La governante, il ghostwriter e l'ex segretario di Benedetto, altri tre corvi attorno al Papa». Secondo il quotidiano di largo Fochetti, i tre «sono ora tenuti a distanza dal Pontefice». Proprio oggi, peraltro, la sala stampa della Santa Sede ha reso noto la nomina di mons. Pier Luigi Celata a 'vicecamerlengo' di Santa Romana Chiesa proprio in sostituzione del cardinale Sardi, le cui dimissioni non sono mai state pubblicate. Pochi minuti dopo, però, sul sito internet di Radio Vaticana è stata pubblicata una «dura smentita» del portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, che riguarda «per l'ennesima volta il quotidiano La Repubblica», che «ha pubblicato oggi un articolo praticamente copiato da un servizio di una settimana fa di 'Die Welt'». Con mossa inusitata, la segreteria di Stato vaticana ha poi rincarato la dose con una seconda nota in linea con la denuncia di Lombardi.
«Faccio notare - ha dichiarato il portavoce vaticano - che l'articolo di 'Die Welt' non era stato ripreso finora dalla generalità della stampa tedesca, che ne aveva giustamente riconosciuto l'evidente parzialità e la grave responsabilità di indicare alcune persone come corresponsabili senza argomenti oggettivi. Per questo non avevo ritenuto opportuno reagire ad esso con decisione». Il gesuita non smentisce che Ingrid Stampa, Josef Clemens e Paolo Sardi siano tre delle svariate persone effettivamente ascoltate in queste settimane nel quadro delle indagini, quando precisa che «il fatto di essere sentiti da una commissione nel corso delle sue indagini non significa in alcun modo essere sospettati. Era ovvio che le tre persone indicate nell'articolo possano essere state ascoltate, ma ciò non dice nulla sul loro essere sospettate di corresponsabilità e 'complicità' (come afferma - fatto di estrema gravità - il rimando in prima pagina del giornale)». Il gesuita ha poi puntualizzato: «La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone è sempre stata motivata dalla stessa ragione: Il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo, di cui il minimo che possa dire è che ritengo gravissimo gettare simili sospetti su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre». Nello specifico, «quanto a un loro 'allontanamento' dai loro incarichi, il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell'articolo di Die Welt (lettera a cui Repubblica fa riferimento solo indirettamente)».

LA REPLICA DI REPUBBLICA - Lombardi poi ha insistito sul fatto che «l'informazione data in articoli di 'Repubblica' su tutta questa vicenda sia stata particolarmente - e direi inspiegabilmente - caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire». Sul sito internet del quotidiano è apparsa una risposta dell'autore del pezzo contestato: «Ho scritto l'articolo dopo aver consultato numerosi fonti interne al Vaticano, dopo giorni di accurata inchiesta. Confermo che i tre sospettati sono stati ascoltati dalle due commissioni d'inchiesta: quella cardinalizia e quella che si occupa dell'indagine penale».

LA SECONDA NOTA DEL PORTAVOCE VATICANO - A conferma della posizione di Lombardi è poi uscita una seconda, più stringata, nota: «A proposito di quanto pubblicato in questi giorni in articoli di stampa apparsi in Italia e in Germania, sulle indagini per la vicenda della diffusione di documenti riservati, articoli che insinuano gravi sospetti di complicità da parte di alcune persone vicine al Santo Padre, la Segreteria di Stato esprime ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell'onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre». La smentita è inequivocabile. Rimane da capire se gli interrogatori svolti in Vaticano abbiano permesso di individuare eventuali complici di Paolo Gabriele. In una non affollata conferenza stampa presieduta da Lombardi, nel tardo pomeriggio di sabato scorso nei locali di Radio Vaticana, l'avvocato del maggiordomo, Carlo Fusco, ha sostenuto che, sebbene siano emerse «connessioni con altre circostanze», non ci sono «reti» di persone che avrebbero aiutato Paolo Gabriele e, più specificamente, «non c'è una personalità forte che lo ha orientato», e l'assistente di camera del Pontefice avrebbe agito non per «soldi» o «benefici personali indiretti», bensì mosso da un personale convincimento di «aiuto» al Papa e sotto «stress».