28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Intervista a Radio 24

Prodi: La Democrazia si difende con le ricevute o il Paese va in rovina

L'ex Premier: «Riduzione drastica dell'uso dei contanti e più tracciabilità»

ROMA - «La ricetta per salvare il Paese? Passa per la riduzione drastica dell'uso dei contanti e per l'incremento della tracciabilità». Ne è convinto Romano Prodi, che lo ha ribadito a 24 Mattino su Radio 24. «Se non mettiamo mano alla lotta all'evasione fiscale, nonostante la manovra, tra tre anni ci troviamo nella stessa situazione». Prodi è quindi tornato sul tema della lotta all'evasione fiscale: «utilizzare l'elettronico in modo feroce, è l'unica via per andare avanti. Ricordiamoci che la democrazia si difende con le ricevute e le ricevute moderne sono un sistema elettronico che controlla quanto si spende e quanto si ricava e lascia la tracciabilità. Se noi non abbiamo il coraggio di far questo, il paese sarà sempre un paese disastrato».

Romano Prodi ha poi commentato a Radio 24 il malcontento suscitato dal testo della manovra: «la manovra, per definizione, vuol dire pesare di più sulle tasche degli italiani e dare meno benefici. Però il problema è come lo si fa». A quanti avessero fatto un parallelo tra il sacrificio richiesto da Prodi a tutti gli italiani per entrare nell'area Euro e la manovra di questi giorni, l'ex capo della Commissione Europea, ha risposto: «Non ci sono punti di contatto tra il contributo di solidarietà di questa manovra e la tassa per l'Europa del Governo Prodi. C'è una profonda differenza. La nostra, allora era una gara per la promozione, noi per entrare nel club dell'euro dovevamo arrivare al 3% del deficit . Era un governo che lavorava insieme, in modo collettivo. Abbiamo fatto mille conti. E, se noi fossimo entrati subito, si sarebbero abbassati i tassi d'interesse. Mi ricordo benissimo - ha aggiunto - le lunghissime discussioni fatte con Ciampi, Andreatta, Napolitano prima di annunciare la manovra. C'era una squadra. Facevamo ore e ore di simulazioni con i funzionari».

«Qui - ha spiegato Prodi - ognuno ha la sua tesi e ognuno ha un' opinione diversa in seno alla maggioranza. Ognuno mette un pezzo di veto e quello che ci rimane è un pezzettino di decisione che non può risanare un paese. Noi abbiamo deciso di introdurre immediatamente questa tassa perchè l'avremmo potuta restituire. Così è avvenuto, i tassi d'interesse si sono abbassati e in tre anni abbiamo restituito i due terzi dell'imposta com'era stato stabilito. In questa maggioranza invece ognuno ha la sua voce. Proprio questa divisione è stata l'elemento scatenante della speculazione contro l'Italia».

«La speculazione - ha spiegato il professore sempre a Radio 24 - fa come gli Orazi e i Curiazi, prende quello più debole e lo infilza. In quel momento l'Italia si presentava come estremamente debole. Non c'era un politica economica, non si sapeva dove stesse andando».

Infine alla domanda «Se venissimo a intervistarla l'anno prossimo, dove dovremmo andare a Roma, a Bruxelles, a New York?» Prodi ha concluso: «Sarò sempre qui nell'Appennino reggiano».