27 agosto 2025
Aggiornato 05:00
ISTAT: «Migliora il clima di fiducia»

I consumi alimentari restano al palo

Secondo la Cia il maggiore ottimismo dei consumatori sulla situazione economica del Paese, segnalato a febbraio dall’Istituto nazionale di statistica, non incide sul carrello della spesa

ROMA - Il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori a febbraio non incide sui consumi alimentari, che restano al palo anche nel primo scorcio del 2011. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando i dati diffusi oggi dall’Istat.
Il maggiore ottimismo sul futuro della situazione economica del Paese e della famiglia segnalato dall’Istituto nazionale di statistica -spiega la Cia- è un bel segnale di ripartenza, dopo due anni di crisi nera, ma non coinvolge il carrello della spesa. Gli italiani restano attenti a risparmiare sul cibo (e sul tipo di supermercato), tanto che una vera ripresa dei consumi alimentari non arriverà prima del 2012.

Quest’anno invece la situazione resta stazionaria -osserva la Cia-. Nel 2011 gli acquisti domestici alimentari sono stimati ancora in lieve riduzione, tra il meno 0,2 e il meno 0,3 per cento, con una flessione della domanda più marcata nel Mezzogiorno che nel resto d’Italia.
Una previsione che segue il trend del 2010, quando i consumi agroalimentari hanno subito un calo complessivo dello 0,6 per cento. Un risultato che è frutto -ricorda la Cia sulla base dei dati Ismea- della contrazione della domanda domestica di carni bovine (meno 4,4 per cento), prodotti ittici (meno 3,1 per cento), vini e spumanti (meno 2,9 per cento) e frutta e agrumi (meno 1,8 per cento). Sembra positivo invece il dato delle quantità acquistate di olio d’oliva (più 3 per cento) e derivati dei cereali (più 0,7 per cento), mentre gli altri comparti (latte e derivati, ortaggi e patate, carni avicole, carni suine e salumi) mantengono una sostanziale stabilità.
In più, sempre nel corso del 2010, circa il 30 per cento dei consumatori si è rivolto quasi esclusivamente alle «promozioni» commerciali, che sono sempre più frequenti soprattutto nella Grande distribuzione. Ed è anche aumentata la percentuale di famiglie (il 10 per cento) che ha acquistato prodotti agroalimentari presso gli hard-discount, dove la spesa è a prezzi più che contenuti.