19 maggio 2024
Aggiornato 18:30
Esteri. Ossezia del Nord

In migliaia a Beslan ricordano vittime massacro di 5 anni fa

Anniversario del maxisequestro con 318 ostaggi trucidati

MOSCA - Migliaia di persone si sono riunite oggi a Beslan, la cittadina dell'Ossezia del Nord dove il primo settembre 2004 un commando di terroristi prese in ostaggio oltre 1.200 persone, in un maxisequestro che terminò in massacro: 333 i morti dopo tre giorni di inutili tentativi di negoziato e a conclusione di un controverso blitz delle forze di sicurezza.

Tra i 318 ostaggi trucidati, 186 bambini, tutti finiti nelle mani dei terroristi nella loro scuola, la numero 1 di Beslan, proprio nel primo giorno di lezioni del nuovo anno accademico russo. Oggi, cinque anni dopo, nell'istituto dove si consumò la tragedia, una folla crescente è convenuta sin dal primo mattino nella palestra, luogo del massacro. In tutta la Russia la memoria di quei giorni resta vivissima, mentre nella regione cresce di nuovo l'instabilità: da mesi nel Caucaso russo le cronache riportano quotidianamente di attacchi alle forze dell'ordine, omicidi di funzionari e semplici cittadini, sequestri.

Il Cremlino sta facendo tutto il possibile per far sì che non si ripeta un'altra Beslan», dice una fonte del dell'amministrazione presidenziale russa ad Apcom, con chiaro riferimento ai posti di polizia e ai controlli collocati nelle scuole a rischio nel Paese, in questi giorni ad altissimo valore simbolico. E al fatto che cinque anni fa, il commando di 32 terroristi raggiunse indisturbato la scuola di Beslan, con un carico di ordigni con cui poi fu creata una sorta di catena umana esplosiva nella palestra dell'istituto. Nel frattempo però lo stesso Medvedev dichiara di essere preoccupato della nuova ondata di violenza nel Caucaso e insoddisfatto della risposta messa in atto.

In quei tragici giorni di inizio settembre di cinque anni fa, l'Italia fu la prima ad inviare aiuti a Beslan: medicinali e personale medico specializzato. La Protezione Civile ricostruì poi una scuola, inaugurata nel novembre 2006 alla presenza dell'ambasciatore a Mosca Vittorio Surdo. L'istituto ha preso il posto della 'Numero 1', la scuola distrutta e rimasta in macerie come una sorta di monito e monumento alla memoria delle vittime. Quanto ai responsabili dell'eccidio, Mosca ha attribuito l'attacco al ceceno Shamil Basaiev, che in seguito rivendicò l'attentato. L'operazione potrebbe essere stata finanziata da un emissario di Al Qaeda in Cecenia: Abu Omar al-Seif.

Basaiev morì nel 2006. Nel commando un solo sopravvissuto: Nurpashi Kulayev, di origine cecena, processato a Vladikavkaz, città nel sud della Russia. Il 9 febbraio 2006, il vice procuratore generale, Nikolai Shepel, ha chiesto la pena di morte per l'unico sopravvissuto del commando terroristico. «In base ai capi di imputazione presentati - disse Shepel - chiedo alla corte di adottare misure eccezionali di condanna». La pena di morte non è stata abolita in Russia, tuttavia dal 1996, anno in cui il Paese ha aderito al Consiglio d'Europa, è in vigore una moratoria. Diversi esponenti politici russi sostengono che nel caso di Kulayev questa moratoria dovrebbe essere sospesa. Ma l'allora presidente Putin - benchè il Paese intero fosse ancora scioccato dal martirio di Beslan - non volle eccezione alcuna. E per Kulayev fu 'solo' l'ergastolo. Tra i terroristi c'erano anche alcune 'fidanzate di Allah', ossia le donne kamikaze cecene, spesso forzate al terrorismo dopo la morte di tutti gli uomini della famiglia di provenienza.