27 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Udine

«La Regione consenta di dare contributi a Comuni e associazioni»

E' l'appello lanciato dal Consiglio provinciale che ha approvato a maggioranza un apposito ordine del giorno. In ballo ci sono oltre 3 milioni di euro

UDINE - Con i voti della maggioranza e il parere favorevole dei consiglieri Fabrizio Dorbolò e Federico Simeoni, il Consiglio provinciale di Udine ha approvato un ordine del giorno attraverso il quale chiede alla Regione di ritornare sui suoi passi e concedere alla Provincia di Udine la possibilità di assegnare l’avanzo libero 2016 ai comuni e alle associazioni che hanno già fatto richiesta di contributi. 

L’ordine del giorno, proposto da Renato Carlantoni (Fi),  Mauro Bordin (Ln), Bruno Nino (Udc) e Federico Simeoni (Patrie Furlane), nasceva da un dispositivo, votato all’unanimità nel consiglio provinciale precedente (24 novembre), nel quale si chiedeva all’amministrazione regionale di permettere alla Provincia di Udine di rispondere alle esigenze di municipi e sodalizi destinando allo scopo 3 milioni 123 mila euro, frutti dei risparmi degli ultimi anni. La Regione ha detto no a questa richiesta e per l’avanzo 2017, nella finanziaria appena approvata, ha definito un’altra destinazione: le Unioni territoriali intercomunali della Provincia di Udine, a titolo di compartecipazione, per l’Intesa per lo sviluppo di cui all’articolo 7 della legge regionale 18/2015, per interventi di investimento di area vasta. 

L’argomento ha animato la discussione dell’assemblea provinciale: per Andrea Simone Lerussi (Pd) la linea della finanziaria ha colto la richiesta della Provincia ovvero la destinazione dei fondi al territorio e non alla Regione, sulla stessa lunghezza d’onda Gabriele Pitassi e Luciano Cicogna; Dorbolò, invece, ha messo in rilievo come, in seguito a questa decisione, a molte associazioni e a tanti comuni mancheranno fondi che stavano attendendo mentre Federico Simeoni ha sottolineato come «questo atto impedisca di distribuire fondi immediatamente disponibili nonché la mancata possibilità per l’Ente di operare fino alla fine del suo mandato, aprile 2018». Arnaldo Scarabelli ha ricordato che la Regione ha già messo a disposizione del territorio risorse mediante le Uti; l’ha definita una decisione penalizzante e discriminante Mauro Bordin in quanto l’assegnazione alle Uti taglia i Comuni fuori da queste realtà mentre l’impostazione della Provincia garantiva una distribuzione uniforme; l’importante è che i beneficiari siano i Comuni, punti di riferimento dell’attività amministrativa per il territorio, il senso dell’intervento di Franco Lenarduzzi. Il presidente Pitton ha chiarito che la concezione di territorio espressa all’unanimità dalla precedente seduta del Consiglio, si riferiva ai Comuni e non alle Uti, nuove entità con grandi difficoltà operative. Nel dibattuto sul punto sono emerse le varie posizioni in merito alla riforma delle Uti: Renato Carlantoni e Mauro Bordin hanno sottolineato la situazione di stallo in cui versano le Uti, la carenza di personale e le difficoltà create all’utenza dalla riforma sanitaria, gli errori correlati alla volontà di fare le modifiche troppo in fretta e senza condivisione; il gruppo del Pd ha sottolineato la bontà della nuova architettura istituzionale («Le Uti sono il domani» le parole di Alberto Soramel) sebbene con la necessità di alcuni correttivi.