20 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Regione Friuli Venezia Giulia

Il bonus carburante diventa motivo di scontro tra centrodestra e Figisc

Ar e Ncd presentano una mozione per chiedere di dirottare i fondi all’edilizia. Per la Federazione dei gestori sono a rischio posti di lavoro

UDINE – Autonomia Responsabile e Nuovo Centrodestra propongono di destinare le risorse stanziate dalla Regione per l’acquisto di carburante a uno dei settori più colpiti dalla crisi, quello dell’edilizia. Ma la Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti (Figisc) non ci sta e difende il bonus.

Tutto nasce dalla mozione presentata dai capigruppo di Ar, Renzo Tondo, e di Ncd, Alessandro Colautti (il primo firmatario è il consigliere Roberto Revelant). Un documento attraverso il quale si chiede di indirizzare all’edilizia i fondi destinati dalla Regione all’acquisto di carburante da autotrazione (44,6 milioni di euro nel 2013). Per gli esponenti del centrodestra questo è il momento giusto per farlo, considerati il dimezzamento del prezzo del barile di petrolio, la parità dell'euro sul dollaro, l'intervento di Draghi che dovrebbe contribuire a uno schock positivo sull'economia.

Il fatto che la proposta di Ar e Ncd preveda una sospensione solo temporanea della concessione dei contributi, non è bastato per tenere tranquilla la Figisc Confcommercio. Il bonus, precisano la Federazione, «consente alla Regione di incamerare risorse, non di sprecarle». Il presidente regionale Bruno Bearzi parla innanzitutto di questione fiscale. «Su ogni litro di benzina le tasse pesano, tra accisa e Iva, per circa 1 euro – precisa –. Soldi che rientrano alla Regione attraverso il sistema delle compartecipazioni: nello specifico, per un terzo sulle accise e per 9,1 decimi sull’Iva». Per Bearzi, «i consiglieri che intervengono contro il bonus dimenticano che con il recupero dei consumi consentito dalla legge 14/2010, unica barriera per evitare il rifornimento oltre i confini, la Regione non sottrae denaro al bilancio, ma utilizza quelle entrate, oltre che a vantaggio della comunità, anche per autofinanziare il provvedimento. I dati dimostrano che il saldo di tale operazione è sempre stato positivo, ed è quindi una falsità l’affermazione che si tratta di risorse sottratte ad altre voci di bilancio. Al contrario, non ci fosse le legge, quelle risorse verrebbero meno».

La Figisc Confcommercio cita dati e numero per dare forza alle sue posizioni: nel periodo 2008–2013, su circa 609 milioni di euro recuperati dalla Regione sulla compartecipazione su accise e Iva, 266 milioni sono stati impiegati per sostenere l’onere degli sconti: «Il saldo è evidentemente positivo – chiarisce Bearzi – così come lo è, per 343 milioni, quello registrato dal 2011, vale a dire da quando, su sollecitazione dell’Unione europea, la Regione ha approvato la nuova norma».
L’eventuale cancellazione del sistema contributivo, «in un momento di grande difficoltà economica per le famiglie che non godono di stipendi da consigliere regionale – conclude Bearzi –, avrebbero ricadute sui consumi, non solo di carburante. La perdita degli erogati porterebbe a chiusure e conseguenti perdite di posti di lavoro con numeri non inferiori a quelli di una fabbrica di media grandezza, con costi sociali altissimi. Andrebbe infatti valutata in quel caso l’opportunità di ammortizzatori sociali a tutela di lavoratori, famiglie e aziende».

Un settore, quello rappresentato dalla Figisc, che non sta attraversando un periodo facile, soprattutto a causa dei prezzi vantaggiosi del carburante messi in atto nelle vicine Austria e Slovenia, con centinaia di automobilisti che, ogni giorno, decidono di rifornirsi oltreconfine.