La petizione «Trieste è scienza» chiede l'intervento del Governo
I promotori della petizione Gialuz e Benussi: «Trieste e l'Italia hanno bisogno di un'assunzione di responsabilità da parte di Governo e Parlamento per ristabilire l'ordine costituzionale»
TRIESTE - «Dopo la giornata di scontri durante il corteo no green pass a Trieste, i promotori dell'Appello a Trieste, che ha raggiunto le 60.000 firme, hanno inviato un messaggio ai firmatari per ribadire che vogliono portare la loro voce a Roma, per chiedere un impegno di Governo e Parlamento». Lo scrivono in una nota i promotori della petizione che sostiene Trieste capitale della scienza, Mitja Gialuz e Tiziana Benussi.
Nel comunicato si sottolinea che «ieri Trieste era deserta», con «serrande dei negozi abbassate» e «disdette negli alberghi e nei ristoranti» nonché «un muro inquietante a dividere in due le rive cittadine», a causa di «una manifestazione nella quale, prima non sono state rispettate le prescrizioni delle autorità e poi si è tentato di entrare in piazza Unità con la forza. All'urlo di 'Piazza Unità è nostra e Trieste è nostra'».
Vaccino strumento di libertà
Proprio per questo Gialuz e Benussi chiedono ai cittadini di «continuare a firmare per ribadire che Trieste non è di una piccola parte, ma di tutti e, quindi, anche di una larghissima maggioranza responsabile, che crede nel vaccino come strumento di libertà».
Dunque, «firmare per riaffermare che il diritto a manifestare non è assoluto, ma deve rispettare altri diritti costituzionalmente riconosciuti, come il diritto alla salute, il diritto al lavoro e il diritto all'iniziativa economica» e per «portare l'Appello all'attenzione del Governo e chiedere un intervento che consenta di affrontare questa emergenza con strumenti normativi nuovi e più adeguati. Trieste e l'Italia - conclude la nota - hanno bisogno di un'assunzione di responsabilità da parte di Governo e Parlamento per ristabilire l'ordine costituzionale».
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