19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Trieste Next il prof. Tirelli, docente di otorinolaringoiatria

Dall’orecchio bionico al neuronavigatore, le nuove frontiere della chirurgia

Stimoli sensoriali convertiti in impulsi elettrici che comunicano direttamente col cervello e strumenti di microchirurgia in grado di garantire sopravvivenza e qualità della vita

TRIESTE - Fino a non troppi anni fa le sale operatorie erano luoghi di dannazione o di non ritorno. E anche nella fortuna di poter ritornare, si rincasava molto cambiati. E non in meglio. Spesso, farsi asportare un tumore dai seni nasali significava rinunciare al piacere di guardarsi allo specchio, se non di presentarsi in pubblico. Per operare una neoplasia ai centri dell’udito era necessario aprire il cranio, farsi strada lungo la corteccia cerebrale e, con tutta probabilità, causare danni cognitivi o motori.

I nuovi strumenti della chirurgia
In pochi decenni, la chirurgia ha affilato i suoi strumenti fino a diventare operativa a livello microscopico. Queste apparecchiature possono penetrare attraverso orecchio e naso per raggiungere il cervello e lavorare su tessuti invisibili a occhio nudo. Possono collegare un computer alla rete neurale e prevenire la demenza. È cambiato lo stesso concetto di successo terapeutico, spiega il professor Giancarlo Tirelli, insegnante di otorinolaringoiatria, a Trieste next: «Una volta un intervento chirurgico era considerato efficace quando eliminava la causa fisica: il tumore o la parte infettata. Ora, se dopo l’operazione il paziente non si dichiara soddisfatto della sua qualità di vita, l’operazione è da considerarsi un insuccesso. Questo perché ora il concetto di successo terapeutico comprende anche la qualità di vita»

La chirurgia della bocca
Nella chirurgia della bocca questo diventa particolarmente evidente. Le masse tumorali sulla mucosa (dovute a fumo, alcool o stili di vita scorretti) sono molto difficili da individuare e finchè la chirurgia procede a occhio nudo si rischia di asportare zone sane o, lasciare intatta parte del tumore. l rischio è procurare al paziente dei fori invalidanti o peggio.
L’ultimo ritrovato in questo ambito è il Narrow band imaging, una tecnica endoscopica che emette un fascio di luce sullo spettro tra il verde e il blu, il quale evidenzia alla perfezione i confini dell tessuto canceroso e ne permette una resezione completa e perfetta. Si riduce così il rischio di recidive e si risparmiano inutili mutilazioni.

La cura dell’orecchio
Per quanto riguarda invece l’orecchio abbiamo a che fare con la microchirurgia, che si esegue al microscopio operatorio. Il chirurgo lavora da solo, da lui si pretende la massima precisione, i margini di errore sono immensi come lo stress e il carico di responsabilità. Fino a poco tempo fa la maggior parte dei danni causati da otite media, otosclerosi e timpanosclerosi potevano essere curati solo con apparecchi acustici, oraè possibile ricostruire la membrana timpanica con una vera e propria microplastica, oltre a riparare le lussazioni di martello, incudine e staffa, le minuscole ossa nell’apparato uditivo.
Rivoluzionaria è anche la nuova tecnica di asportazione del neurinoma dell’acustico, un tumore benigno e frequente che attacca un nervo cranico. Invece di approcciare la zona dall’esterno, spaccando il cranio e lesionando la corteccia cerebrale, ci si insinua direttamente dal canale uditivo preservando il paziente dai rischi che un’operazione al cervello comporta, tra cui handicap insanabili.

L’orecchio bionico
Rimanendo nell’ambito dell’orecchio, il professor Tirelli segnala un problema diffusissimo e legato agli apparecchi acustici, che all’estero sono considerati alla stregua di occhiali da vista mentre in Italia molti anziani si rifiutano di portarli, nel timore di essere considerati disabili. «Questo è molto grave - avverte Tirelli - perché privando il cervello di stimoli uditivi lo si sottopone a una sorta di inattività, un mancato allenamento. Come i muscoli, anche i neuroni necessitano esercizio, la stasi causa l’atrofia di determinate aree cerebrali e una vera e propria demenza. Questo non vale solo per gli anziani ma anche per i neonati, che rischiano di diventare sordomuti per una mancata diagnosi».
Arriva quindi l’ultima frontiera delle protesi acustiche, l’impianto cocleare detto anche ‘Orecchio bionico’. Si tratta di un dispositivo impiantato chirurgicamente all’interno dell’apparato uditivo. Oltre ad essere invisibile stimola direttamente il nervo bypassando la parte danneggiata dell’orecchio interno. A differenza delle protesi acustiche, che ampificano il suono, l’impianto cocleare lo digitalizza e lo converte in impulsi elettrici per simulare l’udito naturale. 

Il pensiero del progresso
È impressionante constatare quanto la creatività e l’immaginazione siano cruciali nello sviluppo della medicina. Pensiamo al neuronavigatore, un sistema di localizzazione per la neurochirurgia che usa la Tac e la risonanza magnetica come mappa, e una sorta di gps simile a quello delle auto per dirigere le sonde all’interno del cervello. O il palloncino per curare la sinusite, che all’interno della narice viene gonfiato a tre atmosfere (ce ne vogliono due solo per uno pneumatico), e produce delle microfratture nei seni nasali per ristabilire una corretta respirazione.
Se qualcuno ha pensato alle automobili per asportare tumori al cervello e ai palloni per curare la sinusite, è evidente che più la tecnologia è complessa, più il progresso dipende da un certo tipo di pensiero laterale, ardito e fantasioso che si ferma a un passo dalla follia.