«Pan - Viaggio sull'isola che non c'è», Peter prima del mito

ROMA - Oltre le nuvole e le stelle, tra coccodrilli ed uccelli, esiste un luogo che la tradizione ha creduto magico. Per nome porta un enigma e della posizione geografica ha fatto un mistero. L’Isola Che Non C’è, casa di fate e pirati, è tappa obbligata di qualsiasi sogno. Puntino capace di risplendere assieme alle bombe nei cieli di Londra, quando la notte strappa giovani orfanelli ai propri conviti. La storia di Peter Pan e di quella sua Isola, non viene solitamente raccontata così. Eppure Joe Wright, il regista, dei bimbi sperduti ha tracciato una genesi diversa da quella cui l’infanzia ci ha abituati.

Il film
In Pan, sarà nelle sale italiane dal 12 novembre. La poesia è rotta, l’aria tesa quanto la più dura tra le corde di violino. Dei bei cartoni animati che fecero seguito alla fiaba di J.M. Barrie non c'è quasi nulla. Il film di Wright, colosso da 150 milioni di dollari, è, infatti, un prequel cioè la parte mai vista delle storie conosciute.

La storia
Peter, dunque, interpretato da un magnifico Levi Miller, del cappello con piuma sa ancora nulla. Abbandonato dalla madre quand’era ancora in fasce, è solo uno dei tanti bambini che abitano l’orfanotrofio di Londra nei primi giorni della II Guerra Mondiale. E questo resta, fino a che la struttura si scoperchia e gli orfanelli vengono gettati in catene ai piedi di Barbanera (Hugh Jackman). Lui, creatura spregevole, è reo di aver combattuto le fate per sottrar loro il segreto dell’eterna giovinezza, che, effimero, si nasconde tra le montagne dell’Isola Che Non C’è. Picchiettate, distrutte sulle note dei Nirvana, le montagne hanno perso il verde, diventando miniere e casa di migliaia di uomini che Barbanera ha costretto ai lavori forzati. Solo un fazzoletto di terra è sopravvissuto allo scempio, continuando ad ospitare Giglio Tigrato (Rooney Mara) e la tribù di nativi che, con Peter a capo, cercherà di mettere fine alla tirannia del pirata.