Ilaria Cucchi: L'attenzione resti alta sulle morti in carcere
Biglietti esauriti per proiezione del documentario «148 Stefano» che ricostruisce i 6 giorni che vanno dell'arresto di Cucchi fino alla notizia della morte. Ramazzotti: Avati è il più grande romanziere di tutti i tempi. Galan: Il Festival di Roma è una festa bella e importante
ROMA - La vicenda di Stefano Cucchi, il ragazzo romano che morì il 22 ottobre 2009 durante la custodia cautelare, 6 giorni dopo il suo arresto, approda al Festival di Roma. Domani sera alle 20.30 verrà proiettato il documentario «148 Stefano. Mostri dell'inerzia», di Maurizio Cartolano, e poi il pubblico incontrerà la sorella di Cucchi, Ilaria, che da due anni si batte perché venga fatta chiarezza sulla morte del fratello. «Dopo aver mostrato le foto di Stefano morto abbiamo capito quanto sia stato importante il ruolo dell'informazione in questa vicenda: se non avessimo fatto quel gesto, per noi doloroso, per Stefano oggi si parlerebbe ancora di morte naturale. Vogliamo che più persone possibile vedano questo documentario, perché altrimenti la sua storia, come quella di molti altri, finirà nel silenzio» ha affermato Ilaria Cucchi. Dopo la proiezione al Festival, per cui sono già esauriti tutti i biglietti, il DVD di «148 Stefano. Mostri dell'inerzia verrà venduto il 30 novembre con Il Fatto Quotidiano.
Il documentario ricostruisce i 6 giorni che vanno dell'arresto di Cucchi fino alla notizia della morte, attraverso la voce dei familiari, le interviste al loro avvocato, a giornalisti e medici, a Luigi Manconi e al senatore Umberto Marino, che hanno seguito la vicenda. Oggi nel processo sul caso Cucchi ci sono 12 imputati: tre agenti penitenziari per lesioni lievi, sei medici e tre infermieri dell'ospedale Pertini per abbandono di incapace. «Basta ricordare le foto del cadavere di mio fratello per rabbrividire di fronte all'imputazione di lesioni lievi: fino al momento in cui Stefano uscì di casa, prima di essere arrestato, stava bene, sei giorni dopo è morto» ha sottolineato la sorella, che considera il processo «irrispettoso e lontano dalla realtà», perché che secondo lei si è trasformato in «un linciaggio a Stefano e un insulto alla sua famiglia».
Nel documentario sono assenti le voci delle istituzioni coinvolte: il regista ha riferito che si sono rifiutati di parlare il direttore e il direttore sanitario del carcere di Regina Coeli e il direttore Sanitario dell'ospedale Sandro Pertini, dove il ragazzo è morto. Cartolano ha poi spiegato che il numero 148 contenuto nel titolo indica che Stefano Cucchi nel 2009 fu il 148esimo morto in carcere: «Stefano è stato nascosto, occultato, in quei giorni non hanno permesso neanche ai genitori di sapere come stava. Alla fine del 2009 sono stati 177 i morti in carcere, per 26 di questi i casi sono ancora irrisolti. Oggi ci chiediamo: Stefano è veramente l'unico ad aver subito l'effetto nefasto di questo sistema?» si domanda il regista.
Ramazzotti: Avati è il più grande romanziere di tutti i tempi - Pupi Avati sarà presente questa sera al Festival per presentare il suo film in concorso «Il cuore grande delle ragazze»: il fratello Antonio, produttore del film, ha reso noto che il regista è stato dimesso dall'ospedale dove era stato ricoverato due giorni fa per una congestione. Pupi Avati era assente alla conferenza stampa del film, in cui la protagonista Micaela Ramazzotti ha sottolineato l'unicità di un regista come lui: «Pupi è il più grande romanziere di tutti i tempi: sa far ridere, piangere, è dolce, commovente. Recitare in un suo film è come entrare in un monumento» ha affermato l'attrice.
La pellicola, ambientata negli anni '30, racconta la storia del figlio di un contadino (Cesare Cremonini) che riesce a sposare la figlia illegittima (Ramazzotti) di un proprietario terriero, nonostante la sua fama di donnaiolo e la rivalità tra le due famiglie. «Pupi ha raccontato come eravamo, gettando una bella luce sulle donne dell'epoca. La mia Francesca è credulona, romantica, e sa perdonare il tradimento, perché allora le donne avevano una grande capacità di sopportare: avevano veramente un cuore grande» ha detto la Ramazzotti. L'attrice, sposata con il regista Paolo Virzì, ammette, però, che lei non sarebbe capace di fare altrettanto: «Se mi tradisce lo ammazzo e passiamo dalla cronaca rosa alla cronaca nera», ha detto seccamente.
Galan: Il Festival di Roma è una festa bella e importante - Pace quasi fatta tra il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan e il Festival di Roma: il ministro questa sera è arrivato al Festival per assistere alla proiezione del film di Pupi Avati Il cuore grande delle ragazze. Un segno di riconciliazione con il Festival e la città, dopo le polemiche sulle sue affermazioni sulla superiorità del Festival del cinema di Venezia.
«Io sono un ministro della Repubblica Italiana e questo festival è un avvenimento importante della cultura italiana. Un ministro non può non esserci» ha affermato Galan. A proposito della rivalità con il Festival di Venezia ha affermato: «Questa bella festa è importante, ma io ho le mie idee e credo sia un errore spendere delle risorse per un evento così simile a Venezia».
Il ministro ha poi specificato di non aver partecipato all'inaugurazione del Festival Internazionale del Film di Roma a causa di impegni presi in precedenza, ma di essere contento di poter vedere questa sera «un bel film italiano», e ha confessato di amare molto il cinema di Avati, in particolar modo Regalo di Natale, «un film che mi ha cambiato la vita» ha detto.
- 22/10/2022 Toni Servillo mattatore al Policlinico Gemelli
- 27/10/2019 «Santa Subito», del regista Alessandro Piva, vince la Festa del Cinema di Roma 2019
- 21/10/2019 Martin Scorsese presenta «The Irishman»: film sulla mortalità possibile grazie a Netflix
- 18/10/2019 Edward Norton: «Oggi non ci possiamo permettere cinismo e apatia»