28 marzo 2024
Aggiornato 21:00
Festival Internazionale del Film di Roma

Luc Besson: non spegniamo i riflettori su San Suu Kyi

Applausi per il suo «The Lady» sulla pacifista birmana che ha aperto il festival. L'amicizia possibile tra ebrei e musulmani in «David». Contestazioni, 10 fermati e 3 arresti

ROMA - E' stato accolto da un caloroso applauso da parte delle stampa The Lady, il film d'apertura della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, diretto da Luc Besson e dedicato alla lotta della pacifista birmana Aung San Suu Kyi, costretta per quasi 20 anni agli arresti domiciliari dal regime militare del suo Paese. «Abbiamo fatto questo film per lei e per il suo popolo. I riflettori non devono spegnersi né su lei né sul suo Paese, e una nomination all'Oscar potrebbe essere un modo ulteriore per non abbassare la guardia» ha sottolineato Besson. Per il regista la sua storia è un esempio, oggi, anche per la totale non violenza: «Come vediamo oggi nei Paesi arabi, dalla Libia alla Tunisia, la democrazia si ottiene spesso con lo spargimento di sangue. Se San Suu Kyi arriverà a vincere la sua battaglia, diventare primo ministro del suo Paese, senza spargimento di sangue, secondo me sarà una vittoria importantissima per tutti. Vorrà dire che si può raggiungere la democrazia con la non violenza», ha affermato Besson.

Il regista è arrivato a Roma insieme a Michelle Yeoh, che per interpretare San Suu Kyi ha imparato il birmano e studiato ore di filmati su di lei, e David Thewlis, che interpreta il marito, un professore di Oxford che sostenne sempre la pacifista nella sua lotta, anche se fu costretto a rimanerne lontano, fino alla sua morte nel 1998. La pellicola racconta la storia privata della donna: da quando nel 1988 partì da Oxford lasciando la sua vita di madre e casalinga per divenire la leader del movimento democratico del suo Paese, e sottolinea il sostegno costante del marito e dei figli, da cui è stata separata per molti anni per le restrizioni del regime del suo Paese. Aung San Suu Kyi è tornata libera il 13 novembre 2010, mentre erano in corso le riprese del film, ma, come ha ricordato Besson, il suo partito, la Lega Nazionale per la democrazia. è stato sciolto, e lei non può indire riunioni politiche. «Quando abbiamo iniziato il film non pensavamo alla sua liberazione, ma volevamo darle un sostegno.

Abbiamo cercato di raccontarla avvicinandosi il più possibile alla realtà» ha affermato Besson. Il regista ha sottolineato che a lui interessava comunque raccontare la dimensione umana di questa donna, che per amore del suo Paese ha dovuto lasciare gli amatissimi figli e il marito, che nel film appare come figura centrale nella sua vita: fu lui a fare pressioni a livello internazionale per sostenerla, e che promosse la sua candidatura al Nobel, che San Suu Kyi vinse nel 1991: «Il loro amore assoluto non è mai stato scalfito: il marito e i figli sono arrivati ad accettare il senso profondo dell'amore. Suo marito fu un uomo incredibile», ha sottolineato Besson.

Il film è stato girato tra la Thailandia e Oxford, e uno dei figli della pacifista birmana l'ha visto e lo ha approvato, anche se la sua famiglia non ha partecipato alla sceneggiatura del film. L'attrice Michelle Yeoh, il cui marito, Jean Todt, figura tra i coproduttori del film, ha affermato: «Il nostro film è un atto d'amore e di impegno. Da lei ho imparato cosa significano il sacrificio, l'impegno, la passione, e se con il film riusciremo a informare e far riflettere dei giovani sul suo messaggio avremo ottenuto una vittoria.

L'amicizia possibile tra ebrei e musulmani in «David» - Nella New York post-11 settembre l'amicizia tra un bambino arabo e uno ebreo è ancora possibile, almeno secondo Joel Fendelman, regista di «David», film in concorso nella sezione «Alice nella città» del Festival Internazionale del Film di Roma. La pellicola racconta le affinità tra il figlio undicenne dell'imam della moschea di Brooklyn (Muatasem Mishal) e un coetaneo della comunità ebrea ortodossa (Binyomin Shtaynberger), nonostante la difficile convivenza tra le loro comunità.
Il regista Joel Fendelman alla presentazione del film ha spiegato: «Sono cresciuto a Miami, dove la maggior parte della popolazione è ispanica e io ero uno dei pochissimi ragazzi ebrei nel mio liceo. Non ho mai subito pregiudizi evidenti, ma solo quel qualcosa in cui penso che possiamo identificarci in molti: la sensazione di essere fuori posto. Quindici anni dopo, nella New York post 11 settembre, guardando un musulmano in abiti tradizionali in metropolitana il primo pensiero è stato «sarà un terrorista?». L'ignoranza nascosta in quel pensiero mi ha spinto a saperne di più sulla cultura musulmana».

Il regista dopo l'11 settembre ha deciso di fare volontariato presso la Arab American Association di Brooklyn, per insegnare inglese a donne musulmane immigrate, e oggi ha confessato: «E' stata una delle esperienze più importanti della mia vita: è qui che ho compreso fino in fondo quanto i miei pregiudizi di ebreo e americano erano naturalmente falsi. Durante tutto questo periodo, l'idea del film è germogliata dentro di me».
Prima di iniziare le riprese Fendelman ha passato molto tempo nella comunità ebraica ortodossa di Brooklyn e nelle comunità musulmane. «Abbiamo impiegato solo tre settimane a girare il film per la disponibilità di tempo limitata dei ragazzi e per un budget molto basso, ma ne è valsa la pena. Anche i due ragazzi erano molto contenti: loro che all'inizio pensavano fosse impossibile lavorare fianco a fianco con un ragazzo di religione diversa alla fine hanno cambiato idea. Adesso sono grandi amici su Facebook».

Contestazioni, 10 fermati e 3 arresti - Erano circa una trentina le persone che, intorno alle 20,00 hanno improvvisato una manifestazione all'esterno della Festa del Cinema, provocando l'intervento delle Forze dell'ordine che hanno risposto al lancio di fumogeni e chiodi con un intervento dissuasivo.
Sono 10 le persone fermate nell'immediatezza dei fatti- informa la Questura di Roma -, che, accompagnate in ufficio, sono state identificate. Tutte saranno denunciate per manifestazione non preavvisata, mentre per tre di queste è scattato l'arresto per resistenza a pubblico ufficiale. I manifestanti hanno anche tentato di accedere al red carpet.
L'episodio è avvenuto in concomitanza con la prima della proiezione del film «The Lady», che inaugura la Festa del Cinema di Roma.