20 aprile 2024
Aggiornato 14:00
65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

L’esordio nella regia di Natalie Portman apre Corto Cortissimo

Sarà infatti Eve, esordio nella regia della giovane attrice americana ad aprire – fuori concorso – il primo dei tre programmi della competizione curata da Stefano Martina con la collaborazione di Giuliana La Volpe

Toccherà a Natalie Portman, lunedì 1 settembre prossimo, accendere la fiaccola della sezione Corto Cortissimo, il concorso internazionale di cortometraggi della 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta.

Sarà infatti Eve, esordio nella regia della giovane attrice americana (la regina Padmé Amidala di Star Wars, e star di titoli quali Léon, Closer, V per Vendetta, The Darjeeling Limited), ad aprire – fuori concorso – il primo dei tre programmi della competizione curata da Stefano Martina con la collaborazione di Giuliana La Volpe. Interpretato da due icone del cinema americano come Lauren Bacall e Ben Gazzara, che hanno generosamente prestato le loro gloriose rughe e il loro talento a una garbata commedia sulle schermaglie amorose della terza età, il film della Portman è però solo il primo della nutrita ed eterogenea pattuglia di produzioni americane selezionate quest’anno. E che comprende anche The Butcher’s Shop, una raffinata rilettura – all’incrocio tra cinema e videoarte – di un celebre dipinto del pittore cinquecentesco Annibale Carracci diretta dal veterano Philip Haas (Una notte per decidere, Angeli e insetti), il kammerspiel firmato in coppia dagli italiani Giacomo Gatti e Francesco Carrozzini 1937, interamente ambientato nel celeberrimo Chelsea Hotel di New York, e – come film di chiusura, anch’esso fuori concorso – Jarred di Martin Gaiss.

Per la prima volta in assoluto, Corto Cortissimo registra però anche la partecipazione di un cortometraggio vietnamita, Khi toi 20 (When I Am 20) di Phan Dang Di, una malinconica vicenda di amori giovanili in salsa Nouvelle Vague che, assieme a Wode (Mine) del cinese Hui Liu, misuratissimo dramma neorealistico con forti richiami a Ladri di biciclette, completa il versante asiatico di una selezione in cui spicca più che mai – almeno in termini quantitativi – soprattutto la componente europea, fatta eccezione per il messicano Tierra y pan, formidabile prova di Carlos Armella, già collaboratore di Alejandro González Iñarritu.

Tra i paesi del Vecchio Continente, i più rappresentati quest’anno sono la Francia, il Regno Unito e il Belgio, con due film ciascuno. Da Oltralpe giungono infatti sia il rigoroso Corpus/corpus di Christophe Loizillon (altro autore ritornato al cinema breve dopo due lungometraggi) che Dix, una originale rappresentazione in 3D delle ossessioni più profonde di un individuo affetto da manie compulsive, firmato dal collettivo artistico BIF; dal Regno Unito provengono sia l'immersione nel disagio mentale di I’m In Away From Here di Catriona MacInnes, sia la dolente favola pseudo-fantascientifica di The Stars Don’t Twinkle In Outer Space di Peter Thwaites; battono bandiera belga, invece, tanto il gelido pamphlet sul potere e i vincoli famigliari De onbaatzuchtigen (The Altruists) del fiammingo Dejaegher Koen, quanto il vallone Noces de cendres, un’emozionante vicenda di elaborazione infantile del lutto diretta da Pierre Eden Simon.