29 marzo 2024
Aggiornato 13:00
65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Questi Fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946–1975)

Il progetto è realizzato dalla Mostra in co-produzione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale

Sarà dedicato a Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946 – 1975) il nuovo cantiere di riproposte e restauri della 65. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (27 agosto – 6 settembre 2008), diretta da Marco Müller e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta. Il progetto è realizzato dalla Mostra in co-produzione con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, ente istituzionale deputato alla promozione e restauro del patrimonio cinematografico italiano, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Nel quadro delle Attività permanenti e dei giacimenti culturali riscoperti e restaurati, la scelta di Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946 – 1975) rappresenta la continuazione ideale del lavoro iniziato nel 2004, e che, per tutto l’ultimo quadriennio, ha rilanciato con successo il recupero del cinema italiano invisibile («Italian Kings of the Bs»; «L’underground italiano; «Casanova sullo schermo»; «Omaggio a Fulvio Lucisano»; «Centenario Rossellini, Soldati, Visconti»; «Western all’italiana»), accanto ai cantieri internazionali della Storia segreta del cinema asiatico nel 2005 e della Storia segreta del cinema russo nel 2006.

La retrospettiva Questi fantasmi: Cinema italiano ritrovato (1946–1975) è curata da Tatti Sanguineti e Sergio Toffetti e prevede la proiezione di una trentina di opere del trentennio più fiammeggiante della storia del nostro cinema: gli anni tra il 1946 e il 1975. Da cineteche e archivi continuano infatti a uscire titoli, film, trame, autori che i giornali dell’epoca – abbagliati dalla ricchezza produttiva del più bel cinema del mondo – confinavano nelle «recensioncine» senza firma del Vice; titoli rimasti a lungo puri nomi nelle filmografie o recuperati nella visione notturna di un palinsesto, ma in genere trascurati dalle storie del cinema, anche le più attente alle recenti riscritture del cinema italiano.

Questi «fantasmi», riproposti ora nell’evento veneziano, ci mostrano un cinema che scorre lungo due linee strettamente intersecate: la capacità di riflettere in diretta le storie e le cronache dell’Italia che cambia, dal dopoguerra, al miracolo economico, alle contraddizioni sociali dello sviluppo; e la grande libertà di espressione lasciata a cineasti, spesso stretti tra i maestri e i mestieranti, che oggi ci appaiono come una vera e propria «nouvelle vague all’italiana».

Tra i numerosi titoli da riscoprire si segnalano in primo luogo gli «antineorealisti»: film che usano il melodramma per incidere nella realtà storica e sociale del dopoguerra come Un uomo ritorna (1946) di Max Neufeld – restaurato dalla Cineteca Nazionale e da Ripley’s Film - con Anna Magnani che in un’aula di tribunale chiede la pena di morte per il fascista che ha ammazzato suo figlio; La città dolente (1949) di Mario Bonnard - restaurato da Istituto Luce, Cineteca Nazionale e Cineteca del Friuli - che mette in scena l’esodo dei profughi dall’Istria dopo il passaggio delle loro terre alla Yugoslavia; e Il grido della terra di Duilio Coletti (1949, restaurato dalla Cineteca Nazionale) che racconta, con la sceneggiatura di Carlo Levi, drammi e speranze legate alla costruzione dello Stato di Israele. L’Italia del dopoguerra è ancora la protagonista nel «noir» Una lettera all’alba (1948), con Fosco Giachetti barone della cocaina in una Milano nera tratteggiata da Giorgio Bianchi come una dura e fredda metropoli americana, e nello straordinario «film sulle rovine» Il cielo è rosso (1950), diretto da Claudio Gora e tratto dal romanzo di Giuseppe Berto.

Altro regista di rilievo, Luigi Zampa di cui sono stati selezionati Anni difficili (1948) amaro apologo sull’Italia dei voltagabbana tra fascismo e antifascismo. restaurato dalla Cineteca Italiana di Milano con il Museo del Cinema di Torino e la Cineteca di Bologna; e Processo alla città (1949), ricostruzione di un caso di camorra nella Napoli belle époque, attualissimo dopo Gomorra. La donna del giorno di Maselli (1956), straordinario esordio da protagonista di una bellissima Virna Lisi, ci porta nel mondo della moda anticipando l’Italia del boom, delle vacanze estive dei Leoni al sole (1961) spietatamente messi in scena da Vittorio Caprioli – di cui viene riproposto anche Parigi o cara (1962) che lo conferma, oltre che grande attore, anche grande cineasta da riscoprire. L’Italia delle borgate romane descritte da Pasolini nel romanzo Una vita violenta  portato sullo schermo da Paolo Heusch e Brunello Rondi (1962) – di Pasolini verrà presentato anche il provino per un film mai realizzato: Padre selvaggio, riscoperto dalla Cineteca Nazionale. L’Italia del miracolo economico della Bella di Lodi (Mario Missiroli, 1963), tratto dal romanzo di Alberto Arbasino, con Stefania Sandrelli, mentre nella Cuccagna (1962) Luciano Salce sceglie il cantautore Luigi Tenco, nel suo unico film da protagonista, per rappresentare «quelli che non ce la faranno mai».