1 maggio 2024
Aggiornato 22:30
Politica

No Tav, scacco matto ad Appendino: «Ambiguità politica, è cascata nel trappolone»

Gli attivisti del movimento di resistenza in val di Susa hanno attaccato la neo sindaca per aver condannato la violenza e solidarizzato con le forze dell’ordine durante il primo Consiglio comunale. “Ma come, non doveva esserci una maggioranza No Tav?” la domanda più frequente

TORINO - E’ passato un mese esatto dall’insediamento in Comune di Chiara Appendino e come preventivato da molti, l’idillio tra la neo sindaca e gli attivisti del Movimento No Tav pare essere già finito. 

Le parole di Fabio Versaci sull'attacco al cantiere
Tutta colpa del «troppo senso istituzionale» con cui il presidente del Consiglio comunale Fabio Versaci ha condannato le violenze avvenute negli scorsi giorni a Chiomonte, nel cantiere del Tav. Una presa di posizione necessaria, chiesta a gran voce dalla minoranza e arrivata puntuale insieme alla solidarietà alle forze dell’ordine da quella che in molti consideravano una giunta No Tav. Un passaggio di fatto obbligatorio, ma non apprezzato da chi combatte contro la realizzazione dell'opera da diversi anni.

L'attacco dei NoTav: «Come fermereste l'opera? Non l'abbiamo capito»
La reazione da parte degli attivisti è arrivata alle 23:57 di ieri, poche ore dopo la conclusione del primo consiglio comunale, sul sito www.notav.info, portale di riferimento per migliaia di militanti. L’attacco è preciso, duro, destinato a creare un piccolo terremoto. Di seguito i passaggi più eclatanti, cliccando QUI il comunicato integrale.

  • «Uno dei primi atti del nuovo consiglio comunale torinese è stato quello di esprimere «solidarietà alle forze dell’ordine impegnate nel cantiere di Chiomonte». Noi siamo gente semplice, abituata a dare importanza alle parole e ai fatti che ne conseguono. Non siamo abili nei bizantinismi né tantomeno nelle ambiguità politiche, pertanto prendiamo atto che un consiglio comunale a maggioranza notav (così sapevamo…) ha accettato di redigere e leggere un comunicato dello stesso tenore di tutti i comunicati che sono usciti da quell’aula, in seguito alla richiesta di esponenti del Pd e del centro destra. Poco importa che si trattasse del classico «trappolone» teso abilmente (ma neanche troppo) da politici più navigati, importa che ci si sia cascati con tutti i piedi e magari pure con convinzione per un presunto «senso istituzionale». Sapete noi il tav lo vogliamo fermare davvero, e quindi ci adoperiamo per farlo nel miglior modo possibile, e tornando alle parole e alla loro importanza: quando parliamo di resistenza popolare, noi poi, proviamo a farla sul serio. Sappiamo che esprimere la solidarietà alle forze dell’ordine fa molto «»istituzionale», ed è una di quelle cose che ogni politico fa come routine, ma non se ne sentiva il bisogno. Questo per dire che ognuno è libero di fare quello che meglio crede, ma voi visto che vi dite notav, e avete ribadito la contrarietà all’opera anche in questi interventi, spiegateci un po’ come lo fermereste, perché ad oggi ( e dopo oggi) non l’abbiamo ancora capito bene».

No Tav-Appendino e ora?
Insomma, le bandiere sventolate nel cortile di Palazzo di Città la sera del 19 giugno, a ballottaggio concluso, sembrano già un lontano ricordo. Un passo indietro sul tema, da parte della neo sindaca, c’era già stato nel primo discorso post elezioni. D’altra parte, il ruolo ricoperto «obbliga» il primo cittadino a sottostare a un linguaggio più istituzionale e super partes, nonostante Chiara Appendino abbia sempre ribadito la sua contrarietà all’opera. Problemi di fatto normali per chi amministra una città, vere e proprie grane per una sindaca sostenuta da una gran parte dell’elettorato che ora chiede chiarezza: «Spiegateci un po’ come fermereste il Tav, perché ad oggi non l’abbiamo ancora capito bene».