19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Il processo

Amianto in Olivetti: giovedì l'udienza preliminare

Per le morti per mesotelioma pleurico 33 rinviati a giudizio tra cui Carlo e Franco De Benedetti, Corrado Passera e Roberto Colaninno. In esame le richieste di costituzione parte civile.

IVREA – È fissata per giovedì mattina al tribunale cittadino l'udienza preliminare per il caso amianto in Olivetti. Le indagini riguardano la morte di tredici ex dipendenti impiegati tra la fine degli anni '70 e '90 nelle sedi aziendali di Ivrea, Agliè e Scarmagno, riconducibile secondo l'accusa al contatto con l'asbesto. La Procura, nel dicembre scorso ha firmato 33 richieste di rinvio a giudizio su un totale di 39 indagati, richieste che hanno raggiunto tutti i nomi noti implicati nella vicenda dall'ex Ad Carlo De Denedetti con famiglia – dal fratello Franco ai figli Marco e Rodolfo – all'ex ministro Corrado Passera, a Roberto Colaninno oggi alla guida del gruppo Piaggio: per quest'ultimo il capo d'imputazione si riduce a lesioni colpose mentre negli altri casi si procede per omicidio colposo.

A presiedere sarà il Gup Alessandro Scialabba, procedono per lesioni e omicidio colposo i Pm Laura Longo e Lorenzo Boscagli. Nell'udienza di giovedì si valuteranno le richieste di costituzione di parte civile, anche il Comune di Ivrea ne ha inoltrata una, mentre Agliè si è astenuto, non per inficiare il valore della causa e la posizione presa dalla città di Ivrea ma per mere questioni economiche, come aveva sottolineato l'amministrazione comunale: processo troppo costoso per un comune di piccole dimensioni.

l caso si rifà alla morte tra il 2003 e il 2013 di alcuni ex dipendenti Olivetti per mesotelioma pleurico. Il sospetto è che l'azienda non abbia a suo tempo proceduto accuratamente in termini di sicurezza per evitare contatto e inalazione di amianto da parte di lavoratori. Da un controllo incrociato di Asl To4 è risultato che tutti gli ex olivettiani che hanno perso la vita erano accomunati dalla stessa patologia e dalle stesse sedi di lavoro: gli stabilimenti di Officine Ico, di San Bernardo e di Scarmagno. A scatenare l'indagine la morte nel dicembre 2007 di una donna che aveva lavorato nello stabilimento di San Bernardo ammalatasi di un mesotelioma pleurico maligno che la famiglia a suon di perizie è riuscita a dimostrare come imputabile all'inalazione di talco contaminato.