25 settembre 2023
Aggiornato 12:30
Calcio

Tramezzani su Mihajlovic: "Va confermato assolutamente"

L'ex calciatore, ora opinionista televisivo della Rai, si schiera dalla parte dell'allenatore serbo del Milan, sempre in bilico nonostante i discreti risultati

MILANO - Paolo Tramezzani, ex calciatore fra le altre di Inter, Piacenza ed Atalanta, oggi apprezzato commentatore per Rai Sport, ha parlato della stagione del Milan e del tecnico rossonero Sinisa Mihajlovic, perennemente messo in discussione dalla società nonostante un buon lavoro a fronte di un organico di medio livello: "Se questo fosse il Milan di fine anni ottanta o inizio anni novanta, i risultati sarebbero disastrosi - spiega Tramezzani - ma analizzando il momento storico della società rossonera e guardando in faccia la realtà, in questo Milan il valore aggiunto è proprio l'allenatore: Mihajlovic sta lavorando bene, le sue qualità caratteriali si stanno rispecchiando nella squadra che lavora con costanza e in campo è un gruppo quadrato, ben organizzato, Dubbi sulla riconferma del tecnico? Secondo me non dovrebbero esistere, a mio avviso Mihajlovic va riconfermato al 100%, anche perchè non può essere sempre un anno zero, non si può ogni anno stracciare tutto il lavoro e ripartire dalla prima riga".

Portare a termine un progetto 

Le parole di Paolo Tramezzani, uno dei migliori commentatori calcistici del desolante panorama televisivo fatto ormai di urlatori, inventori di pronunce, accenti e nomignoli, imitatori di sè stessi, sono semplici, dirette e molto chiare, senza inutili svolazzi grammaticali di chi vuol dimostrare di aver letto libri o visto film da oscar, senza riferimenti storici pomposi che col pallone poco hanno a che spartire e che invece gli araldi e i fieri scudieri delle società di calcio spesso e volentieri utilizzano come scudo per non essere attaccati dalla realtà dei fatti. Tramezzani dice due verità incontrovertibili: il Milan sta attraversando un periodo storico di decadenza e carestia, non dovuta di certo alla peste nera proveniente da zone esotiche (a proposito di riferimenti storici) ma bensì ad una precisa scelta dirigenziale (presidenziale) di dissennare un patrimonio tecnico invidiabile (tenuto fino al giugno del 2012) e scardinare una squadra capace, seppur con fisiologici alti e bassi, di lottare al vertice in Italia, in Europa e nel mondo dal lontano 1986; il problema è che in seno al Milan si pensa ancora di essere negli anni novanta, si pensa ancora che il Milan, poichè si chiama Milan, automaticamente debba sgomitare per vincere scudetti e coppe. Non è così. Blasone e storia sono belli da ricordare davanti al caminetto o per vantarsi a scuola e in ufficio con gli amici, tifosi di squadre meno abbienti, ma non portano a vincere ancora se non sussistono più i presupposti vincenti e il Milan di presupposti vincenti non ne ha più, inutile illudersi (e illudere). La seconda verità di Tramezzani è sull'anno zero che al Milan continua ormai da tre anni: via l'incapace Allegri (scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana e finale di Coppa Campioni con la Juve dopo la gogna rossonera) e dentro il messia Seedorf a sua volta destituito per il rampante Filippo Inzaghi, giovane pilota chiamato a guidare una Mercedes col motore di una Ritmo e preso a metaforici schiaffoni dal delirio di onnipotenza della società che pretendeva la pole position o la prima fila in un gran premio in cui il bolide rossonero poteva solo arrancare a centro gruppo. Ed ecco allora il roccioso Mihajlovic, a cui vengono promessi rinforzi (presidente, e Ibrahimovic che voleva tornare, dov'è?) e si ritrova una squadra poco migliore della precedente. Mihajlovic sta lavorando, cacciarlo addossandogli tutte le colpe vorrebbe dire ripartire ancora daccapo: il Milan deve provare a vedere cosa c'è al di là della duna, iniziare un lavoro dalla lettera A e giudicarlo alla Z, solo così si capirà quante responsabilità provengono dalla panchina, quante dal campo e quante dalle scrivanie societarie.