12 ottobre 2025
Aggiornato 17:00
Presentato il nuovo commissario tecnico

Conte: «Vivo per la vittoria»

«Sono l'allenatore di tutti gli italiani. Oggi nella mia testa e nel mio cuore c'è l'azzurro, un colore bellissimo, all'interno del quale ci stanno tantissimi altri colori». E' l'immagine del caleidoscopio che Antonio Conte sceglie per far anteporre il colore della nazionale a quello dei club che pure ha rappresentato per tanti anni.

ROMA - «Oggi sono l'allenatore di tutti gli italiani, rappresentiamo tutto un paese e ne sono orgoglioso. Oggi nella mia testa e nel mio cuore c'è l'azzurro, un colore bellissimo, all'interno del quale ci stanno tantissimi altri colori». E' l'immagine del caleidoscopio che Antonio Conte sceglie per far anteporre il colore della nazionale a quello dei club che pure ha rappresentato per tanti anni. Con la Juve un rapporto che ormai si era consunto, «eravamo giunti alla naturale conclusione. In due mesi abbiamo provato a continuare, ma ci siamo accorti che era finito», con la Federazione una squalifica «che ritengo ancora ingiusta" ma che "mi ha fatto crescere e forse se sono qui oggi lo si deve anche a quello».

Niente codice etico, deciderà di testa sua di volta in volta per squalifiche e comportamenti, niente influenze dagli sponsor, «chi mi conosce sa che non mi faccio influenzare da nessuno», un messaggio ai giocatori: «La Nazionale si deve conquistare. Ricordo quella fibrillazione la domenica in attesa delle convocazioni. Deve ritornare». Gli scudetti della Juve quanti sono? «Preferisco ricordare i miei, cinque da giocatore e tre da allenatore».

In sintesi ecco il Conte pensiero già al lavoro per l'amichevole contro l'Olanda. Si riparte dal blocco Juve, almeno per il momento. Poi si vedrà. «Perché è il talento che deve essere al servizio della squadra che poi ha le capacità per esaltarlo». Conte è emozionato, saluta Sacchi, Prandelli. Pensava di girare il mondo ed aggiornarsi sulle lingue. Voleva un top club «poi è arrivato un top top club» . La prima necessità è far diventare degli ottimi giocatori una squadra. «In questo modo il gap tecnico può ridursi. Mi piacciono le sfide ardue, basta pensare a tre anni fa quando sono arrivato alla Juventus. Sono convinto che possiamo risollevarci perché l'Italia deve stare nei primi posti al mondo».

Messaggi a Pepito Rossi «è un patrimonio» ed a Balotelli: «Nei momenti di difficoltà gli uomini servono più dei grandi giocatori. Meglio un grande uomo che un ottimo giocatore». Ed anche a Pirlo: «Andrea è un campione ed è stato per me un grande punto di riferimento. Anche lui è fra i convocabili ma è inevitabile che viste le sue dichiarazioni post mondiale io debba parlare con lui per capire cosa sente e per dimostrargli ciò che penso io».

Giovani o vecchi non c'è differenza. «L'importante è che corrono e che siano un gruppo. C'è poco tempo per inventarsi le cose. Voglio ripercorrere le cose che ho fatto in passato con la Juventus. La base è ripartire dalle certezze, perché c'è poco tempo. Voglio lo spirito di tutte le mie squadre: Arezzo, Bari, Atalanta, Siena e Juventus. L'esempio di Prandelli all'Europeo è la strada da seguire». Quando era allenatore della Juve spesso sbuffava per le convocazioni. Ed ora ? «Mi voglio rapportare con tutti. Ed anche gli stage non sono un problema. Decideremo in base ai calendari».

Conte il manager pubblico più pagato d'Italia? «Io ho accettato i parametri della Federazione. Il mio stipendio rientra nei parametri. Antonio Conte però ha un'immagine figlia delle vittorie del passato che la federazione ha deciso di sfruttare e riconoscere in altro modo. E' la prima volta che faccio gestire questa cosa ad altre persone».
La sua storia è quello di un condannato a vincere: «Io vivo per la vittoria. Sapete bene che differenza c'è per me fra vincere e perdere. E' come vivere o morire. Sono qui per portare la mia mentalità. Devo far capire che c'è differenza fra vincere e perdere o pareggiare».