A Wimbledon è finita un'era: ieri il primo match indoor
Dopo 87 anni a Church Road si chiude il tetto del campo centrale
WIMBLEDON - Tutti con il naso all'insù, per una volta però lo sguardo non è rivolto alle nuvole, che pure si intravedono oltre l'avveniristico tetto trasparente del campo centrale dell'All England Club: l'attenzione è tutta per la nuova copertura, la prima negli 87 anni di storia dell'impianto londinese. Tante foto, un lungo applauso e un pizzico di emozione hanno fatto da contorno all'operazione di chiusura, durata tra i 5 e gli 8 minuti, seguita con grande curiosità anche dalle due giocatrici in campo in quel momento, Dinara Safina e Amelie Mauresmo.
L'evento ieri ha segnato la storia del più importante torneo tennistico internazionale, traslocato il 26 giugno del 1922 dalla sede di Worple Road all'attuale Church Road, noto anche per le lunghe pause dovute alle imprevedibili condizioni atmosferiche inglesi.
Abituarsi a un Wimbledon senza pioggia sarà difficile soprattutto per chi ama le lunghe attese trascorse nel vicino museo o nei negozi del villaggio, ma se ne andranno anche gli ombrellini sugli spalti e soprattutto le noiose repliche televisive, trasmesse per cercare di intrattenere gli spettatori più appassionati.
La scelta del tetto non riguarda tanto i londinese che alla pioggia sono abituati, tanto da vantare un vocabolario invidiabile: rain, shower, drizzle, sono soltanto alcuni dei termini utilizzati per definire le numerose sfumature che la contraddistinguono. Molti saranno stati utilizzati nel 1922, alla prima edizione disputata a Church Road, quando la storia racconta che il torneo venne accompagnato dal maltempo in ogni sua giornate di gare.
La storia è cambiata ieri, grazie alla tecnologia che ha permesso agli organizzatori di allestire una copertura in due parti, con apertura a fisarmonica, pronta ad essere utilizzata in caso di necessità. Addio dunque alle più slittate al lunedì (nel 2001 la notte portò consiglio a Goran Ivanisevic, fino al giorno prima in svantaggio contro Tin Henman), giorno poco propizio per l'audience dei grandi network; l'ultima sarà quella dello scorso anno quando Rafael Nadal e Roger Federer regalarono ai Championships 4 ore e 48 minuti di gioco (a cui vanno aggiunte due interruzioni per maltempo) tra le più spettacolari che il torneo ricordi.
Una cosa comunque resterà esattamente così com'è: perché nel regno della tradizione, delle divise bianche e dell'esclusivo jet set britannico, la pioggia continuerà aristocraticamente a bagnare i campi secondari.
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