Aia, Nicchi: Rocchi continua ad arbitrare
Chiesto rinvio a giudizio, presidente arbitri: «Nulla di nuovo»
ROMA - L'arbitro Gianluca Rocchi continuerà «sicuramente» ad arbitrare nonostante la richiesta di rinvio a giudizio formulata oggi nei confronti del fischietto di Firenze nel quadro del maxiprocesso penale di Napoli sullo scandalo Calciopoli. Lo ha detto il presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, Marcello Nicchi, commentando le 11 richieste di rinvio a giudizio formulate stamani dai pubblici ministeri Giuseppe Narducci e Filippo Beatrice.
«E' un problema che non ci sfiora minimamente», ha detto Nicchi, «niente di nuovo sotto il sole. Non è cambiato nulla». Il presidente dell'Aia, che ha ricordato la presunzione di innocenza, ha auspicato che l'appendice penale dello scandalo Calciopoli possa «chiudersi al più presto»: «Le richieste di rinvio a giudizio prevedono automaticamente richieste di condanna», ha aggiunto Nicchi.
Beatrice e Narducci hanno domandato un anno e quattro mesi di reclusione per Rocchi e l'arbitro Domenico Messina, due anni per l'ex presidente dell'Aia, Tullio Lanese, tre anni e sei mesi per l'arbitro Tiziano Pieri e due anni per i fischietti Stefano Cassarà, Paolo Dondarini e Marco Gabriele; un anno e quattro mesi per Domenico Messina e Gianluca Rocchi. I pubblici ministeri hanno chiesto tre anni per il guardalinee Duccio Baglioni ed un anno a testa per altri due assistenti, Giuseppe Foschetti e Alessandro Griselli. La richiesta di condanna più grave nel quadro del processo con rito abbreviato è stata formulata per l'ex amministratore delegato della Juventus, Antonio Giraudo, per il quale sono stati chiesti cinque anni di carcere.