19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Doping

Caso Rebellin, Di Rocco: C'è grande disagio per la situazione

Presidente FCI: «Credo solamente alle risposte scientifiche»

La positività di Davide Rebellin al Cera alle ultime Olimpiadi di Pechino, dove il ciclista aveva ottenuto una medaglia d'argento nella corsa su strada in linea, ha gettato nuove ombre sul movimento delle due ruote. Oggi è intervenuto, in una conferenza stampa tenuta negli uffici del Coni allo stadio Olimpico, il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco, che si è detto «estremamente triste per la situazione». «Ho ancora tanta fiducia nel ciclismo - ha continuato - e sono orgoglioso di rappresentare migliaia di società in tutta Italia, ma certamente c'è grande disagio per questa situazione. Mi scuso con gli appassionati e con tutto il movimento sportivo».

Con voce pacata e toni molto dimessi Di Rocco ha poi ribadito che «questa è una brutta pagina che però ci deve spronare ad andare avanti con più forza. Mi rifiuto di credere che non ci siano vie d'uscita ed è per questo che la Federazione sta investendo sempre più i 'pochi' soldi a disposizione per migliorare i controlli».

Il discorso poi si è spostato su quei medici che spesso vengono accostati ai ciclisti e che secondo molti sono la vera causa del male che affligge questo movimento: «In passato mi sono lamentato, ma che potere ha il mondo sportivo contro certi soggetti. L'ordine dei medici - ha poi rivelato - non prende provvedimenti contro i dottori squalificati a livello sportivo».

Sullo scottante argomento è intervenuto anche il procuratore federale Gianluca Santilli: «Il problema è anche dovuto al fatto che è difficile dare responsabilità oggettive alle squadre professionistiche - ha commentato -. Una volta la cittadinanza di un team era data dalla maggioranza della nazionalità dei suoi componenti, mentre ora non è più cosi e l'unica squadra professionistica italiana è la Liquigas». «Purtroppo il Coni - ha poi aggiunto il procuratore - non ha il potere per fare un'azione efficace, alle squadre basta spostarsi in un'altra nazione, un po' come accade per le aziende e i paradisi fiscali».

Successivamente il presidente Di Rocco ha rivelato di aver già sentito telefonicamente Rebellin (trovato positivo come l'altro ciclista Stefan Schumacher e l'olimpionico dell'atletica Rashid Ramzi, ndr), il quale «è caduto dalle nuvole, non capiva come poteva essere accaduto tutto ciò». «Io da presidente della Federazione non posso credere a nulla e a nessuno, mi posso solamente affidare alle risposte scientifiche. Il problema - ha ribadito - è che la volontà di fare c'è, gli strumenti giuridici per agire no».

In conclusione è intervenuto anche il vice presidente federale Giampietro Sommariva il quale ha tenuto a far notare come «il 30% dei costi dell'attività su strada sia destinata ai controlli antidoping, anche se purtroppo il ricercatore è sempre un passo avanti», a dimostrazione di come il movimento tenga alla pulizia da certe sostanze. Su Rebellin: «Oggi stiamo parlando ufficialmente di una persona ancora non colpevole, anche se per molti lo è già».