31 luglio 2025
Aggiornato 10:30
Salute, sport e doping

In sport amatoriali «dopato» 3,9% atleti, l'1% tra professionisti

Ciclismo, body building e boxe le discipline più «positive»

E' positivo al doping il 3,9% degli atleti negli sport amatoriali mentre risulta dopato l'1% dei professionisti. I dati della Commissione ministeriale di vigilanza e controllo antidoping, relativi al 2008, sono stati anticipati al convegno dell'Unione sportiva Acli. Ciclismo, body building e boxe gli sport più «positivi». Ormoni, steroidi e anabolizzanti le sostanze più rintracciate, ma anche cannabis.

Su circa 860 controlli effettuati nel 2008, il numero di atleti «dilettanti» positivi è pari al 3,9%. Un dato particolarmente «allarmante», nota l'Acli, si si pensa che tra gli atleti professionisti la percentuale di positività è intorno all'1%. A fornire i dati il direttore dell'Osservatorio Fumo, alcol e droga dell'Istituto superiore della Sanità, Piergiorgio Zuccaro, che ha presentato contestualmente il «Kit formativo-informativo per gli sportivi e per le scuole», realizzato in collaborazione con il ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali.

I dati definitivi sui controlli del 2008, suddivisi per sport e sostanze dopanti, verranno resi noti a breve dalla Commissione ministeriale. Sandro Donati, membro della Commissione, commenta: «Il dato finora riscontrato, 3,9%, è preoccupante se messo a confronto con la percentuale di positività dell'1% che viene registrata nei controlli del sistema sportivo professionistico. Certo i professionisti sono più «abili» ad evitare la positività, potendo contare su strutture mediche e laboratoristiche che consentono di assumere farmaci senza risultare positivi ai controlli. Ma questo in parte è possibile anche agli atleti dilettanti. Anche per gli sport amatoriali le analisi antidoping sono poco efficaci. La percentuale realistica di positività al doping è senz'altro più alta, forse anche doppia».

Per il presidente dell'Unione sportiva Acli, Alfredo Cucciniello, «siamo di fronte ad autentica emergenza sociale, educativa e sanitaria. Il problema è l'approccio culturale con cui c si avvicina allo sport, soprattutto da parte dei giovani. Se la cultura dominante è quella del successo, è evidente che anche lo sport di base non è esente da rischi. Deve essere incentivata l'azione preventiva e formativa soprattutto di quelle organizzazioni che promuovono lo sport come valore sociale, aggregativo, di promozione umana».