24 aprile 2024
Aggiornato 18:30
L’urologo risponde

Prostatite acuta e cronica: riconoscerla e curarla

Il dottor Giorgio Del Noce a Diario Salute TV: «La vera prostatite acuta può elevare la febbre anche a 41 gradi, con tutti i sintomi tipici di una cistite»

La prostata è una ghiandola che produce una buona parte del liquido seminale – spiega il dottor Giorgio del Noce, andrologo, urologo e sessuologo di Torino. Svolge uno spiccato effetto antibatterico, tant’è vero che il maschio raramente soffre di cistiti, proprio a causa di questa barriera protettiva che sviluppa la prostata. Tuttavia, a volte la prostata può infiammarsi a causa di infezioni batteriche che possono dare una compromissione fisica importante.

Cos’è la prostatite e come si manifesta
«La vera prostatite acuta può elevare la febbre anche a 41 gradi, associata a brividi scuotenti, tutti i sintomi di una cistite. In alcuni casi si può anche sviluppare in forma cronica, tuttavia, in questi casi dà sintomi molto sfumati senza la comparsa di febbre. Molte volte provoca un disagio del paziente», continua il dottor Del Noce.
 

Quando la causa è psicosomatica
«Molto spesso la prostatite cronica è secondaria a situazioni di disagio personale e quindi si tratta di una vera e propria malattia da somatizzazione. È molto frequente e si associa a disturbi intestinali e gastrici, proprio perché le malattie da somatizzazione possono colpire l’intestino e lo stomaco».

Le possibili cure
«La prostatite acuta batterica si cura con importanti dosi antibiotiche e in genere c’è una risoluzione della malattia. Grossi problemi non ne crea, nel senso che difficilmente una prostatite acuta batterica lascia dei reliquati fisici importanti. Mentre la prostatite cronica, proprio perché di origine da somatizzazione è di difficile cura. Questo perché la prostatite cronica risente molto degli stati d’animo. Ci sono anche dei casi di prostatite recidivante dove vi sono prostatiti che vi si ripetono, avendo le caratteristiche di una prostatite acuta. In questi casi bisogna fare una terapia antibiotica maggiormente protratta nel tempo e, io dico sempre, che bisogna essere più testardi dei batteri», conclude il dottor Del Noce.