29 marzo 2024
Aggiornato 07:30
Intestino e cancro

I problemi intestinali dopo chemioterapia e antibiotici si risolvono così

Eseguire un trapianto fecale nei pazienti oncologici potrebbe portare a un notevole miglioramento delle funzioni immunitarie, digestive e nella gestione delle terapie

Il trapianto di feci per i pazienti oncologici
Il trapianto di feci per i pazienti oncologici Foto: Yuriy Maksymi | Shutterstock Shutterstock

Tutti sappiamo che i pazienti oncologici si vedono costretti a eseguire cure devastanti per poter tenere sotto controllo il tumore. La chemioterapia è una delle terapie peggiori perché distrugge – oltreché le cellule tumorali – anche quelle sane, con tutte le conseguenze sulla salute che solo chi ha usato tali medicinali può capire davvero. Se a tutto ciò si aggiunge anche l’uso di antibiotici, va da sé che si può incappare in seri rischi per l’intestino. Tuttavia, secondo un recente studio statunitense, si potrebbe ovviare al problema grazie a un semplice trapianto di feci.

Trapianto autologo
Un recente studio, messo a punto dai ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (Stati Uniti), ha mostrato come i pazienti sottoposti ad altissime dosi di antibiotici potrebbero beneficiare di un trapianto fecale per ripristinare le funzioni intestinali. Più precisamente, gli scienziati hanno eseguito un trapianto autologo di microbiotata fecale (auto-MFT) – ovvero relativo ai batteri intestinali prelevati dallo stesso paziente prima delle cure.

Miglioramento dopo pochi giorni
I batteri benefici presenti nell’intestino dei pazienti oncologici, dopo il trapianto fecale, sono stati a un livello simile a quello originario dopo pochi giorni (mediamente cinque). La terapia ha così permesso di ottenere un miglioramento delle cure, delle funzioni digestive, di quelle immunitarie e altre ritenute essenziali alla salute umana. A detta dei ricercatori, tale intervento potrebbe anche essere utile alle persone che hanno ricevuto un trapianto di cellule ematopoietiche allogeniche allo scopo di aiutare la produzione di cellule del midollo osseo. Si tratta, infatti, di una forma di trapianto che necessita anche l’assunzione di potenti antibiotici allo scopo di prevenire le infezioni batteriche nelle persone che hanno ricevuto cellule staminali.

Lo studio
Durante lo studio, i pazienti oncologici hanno fornito i propri campioni di feci che sono stati congelati e conservati prima della procedura di trapianto del midollo. «Settimane dopo, quando i medici hanno confermato che le cellule trapiantate crescevano, hanno valutato lo stato dei batteri benefici dell'intestino dei pazienti. I primi 25 pazienti, a cui mancavano batteri benefici noti, sono stati arruolati nello studio e assegnati in modo casuale ai diversi gruppi di trattamento: 14 hanno ricevuto auto-FMT attraverso un clistere e 11 hanno ricevuto cure standard», spiegano gli scienziati. Dai risultati è emerso che «i pazienti che hanno ricevuto l’auto-FMT hanno riguadagnato costantemente la diversità, la composizione e la funzione dei batteri, mentre il recupero dei batteri benefici negli 11 pazienti di controllo era di gran lunga rallentato. Questo importante studio suggerisce che l'intervento clinico mediante l'auto-FMT può invertire in modo sicuro gli effetti distruttivi del trattamento antibiotico ad ampio spettro», ha dichiarato il dottor Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAD). «Se convalidato in studi più ampi, questo approccio potrebbe rivelarsi un modo relativamente semplice per ripristinare rapidamente il microbioma sano di una persona dopo un'intensa terapia antimicrobica», concludono i ricercatori. I dettagli dello studio sono stati pubblicati su Science Translational Medicine.