26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Virus e insetti

Zanzare killer, il piano d'attacco degli infettivologi contro West Nile, encefalite, Chikungunya e altre infezioni

Nuova strategia di fronte a mutamenti climatici e globalizzazione che, secondo la SIMIT, favoriscono la diffusione di insetti che trasmettono le malattie

Zanzara
Zanzara Foto: Kletr | shutterstock.com Shutterstock

Non passa giorno ormai che non si senta parlare di un caso di infezione trasmessa dalle zanzare. Se lo scorso anno a tenere banco era il virus Zika, quest’anno è di certo il West Nile, ma anche Chikungunya, encefalite da zecche e così via. Ora, vista l’evidente emergenza, gli infettivologi della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) lanciano l’appello: davanti ai cambiamenti climatici e alla globalizzazione serve una nuova strategia integrata nella lotta contro gli insetti vettori di infezioni trasmesse all’uomo.

Le prime avvisaglie e contromisure
L’estate 2018 è iniziata con un aumento delle segnalazioni di punture di zecche. Nel bellunese i casi di infezioni da virus dell’encefalite da zecche riportati a luglio avevano superato il numero delle diagnosi degli anni precedenti, tanto da indurre la Regione Veneto a rendere gratuita la vaccinazione. Ai primi di luglio, i casi di infezione da virus West Nile, trasmessa dalla zanzara comune, Culex pipiens, erano già più numerosi di quelli segnalati in tutto l’anno scorso. Al 23 agosto erano stati diagnosticati 103 casi di malattia neuro invasiva, tre volte il numero medio di casi (32) osservato negli ultimi cinque anni. L’anno scorso, di quest’epoca, i casi segnalati erano in tutto 13.

Complice il clima pazzo
«E’ probabile – spiegano gli infettivologi della Simit – che le condizioni climatiche delle ultime stagioni abbiano favorito localmente un aumento delle attività dei vettori, zanzare e zecche, che ha avuto come conseguenza un significativo incremento delle malattie da essi trasmesse. Al di là, però, delle condizioni climatiche di un singolo ciclo stagionale, questi fenomeni sembrano inquadrarsi in un contesto assai più vasto e complesso. E malattie trasmesse da insetti ematofagi si stanno estendendo in gran parte del mondo in aree mai precedentemente toccate». Così è già accaduto per tre virus africani come West Nile, Zika e Chikungunya.

Il virus West Nile
Questo tipo di virus era sconosciuto in America fino al 1999, quando si è manifestato per la prima volta a New York, per poi diffondersi in pochi anni in tutti gli Usa, in Canada, in Messico e iniziare a estendersi verso l’America Centrale e Meridionale. Il ceppo giunto a Queens nel 1999 è risultato lo stesso che nello stesso anno era stato isolato in Israele.

Il virus Zika
Zika ha causato epidemie in Polinesia e poi nelle Americhe, diventando un’emergenza globale. Nelle Americhe il ceppo implicato è risultato lo stesso che aveva causato un’epidemia nella Polinesia francese.

Chikungunya
Questo virus in pochi anni si è adattato a un nuovo vettore, la zanzara Aedes albopictus e ha causato epidemie in aree geografiche mai toccate in precedenza. Nel 2013 si è spinto per la prima volta in America, dove, dopo essere inizialmente sbarcato su un’isola caraibica, si è reso responsabile di epidemie in 45 Paesi del continente americano causando milioni di casi. Anche in questo caso il ceppo originario, come per West Nile o Zika, il ceppo che ha dato inizio all’invasione era stato trasportato da persone o zanzare infette scese da un aereo in luoghi dove le condizioni climatiche e la presenza di insetti vettori compatibili hanno consentito l’espansione della malattia.

Una concomitanza di fattori
Secondo il parere degli infettivologi «ci troviamo di fronte a una situazione in cui fattori legati alla globalizzazione si sono associati a variazioni climatiche favorenti l’estensione dell’areale di distribuzione dei vettori». In Italia, l’estate scorsa si era chiusa con l’epidemia di Chikungunya a Roma, ad Anzio e in Calabria, la seconda in dieci anni, resa possibile dalla presenza di Aedes albopictus, la zanzara tigre che si è ormai radicata in tutto il Paese. Una zanzara teoricamente in grado di trasmettere anche il virus Zika e il virus Dengue, per i quali sembra avere una capacità vettoriale limitata, che non le ha a oggi consentito di essere in grado di causare epidemie sostenute da questi virus nell’area mediterranea.

Non passa da madre a figlio
Il fatto che un’epidemia di Chikungunya si sia verificata in Italia ‘solo’ due volte in dieci anni (o per meglio dire solo due volte da quando una mutazione del virus gli ha consentito di utilizzare anche la zanzara tigre come vettore) dipende dall’impossibilità della zanzara di trasmettere il virus alla propria progenie. Perché un’epidemia si verifichi in Italia bisogna pertanto che una persona o una zanzara infette arrivino da un’area in cui è in corso l’epidemia. Le zanzare tigre italiane penseranno poi al resto, amplificando la diffusione del virus. I ceppi che hanno causato le due epidemie italiane, diversi tra loro, sono arrivati entrambi dal subcontinente indiano, una distanza che hanno dovuto necessariamente coprire in aereo.

Non è però il caso di West Nile
Completamente diversa – sottolinea in una nota la Simit – è la situazione per quanto riguarda West Nile. In questo caso il vettore, la comune zanzara Culex pipiens, può trasmettere il virus alle sue uova e pertanto alla futura progenie. Fattori climatici, precipitazioni, temperatura estiva si sono dimostrati in grado di influenzare la capacità delle uova deposte di superare l’inverno, di favorire la proliferazione delle popolazioni di zanzare e di consentire l’incremento dell’ibridazione tra il biotipo di Culex che punge quasi esclusivamente l’uomo e quello che punge quasi solo gli uccelli. Diverse specie dei quali costituiscono il vero serbatoio della malattia, poiché nell’uomo non viene raggiunta la viremia sufficiente da consentire alla zanzara di assumere pungendolo una quantità di virus utile a ritrasmettere l’infezione. Gli ibridi, che pungono indifferentemente l’uomo e gli animali serbatoio, sarebbero quindi le vere truppe d’assalto di West Nile, e le condizioni che favoriscono il loro sviluppo l’elemento cruciale di rischio per la popolazione umana.

Arriva con gli uccelli migratori
A portare il virus West Nile in Italia in questo caso non sono gli aerei, ma gli uccelli migratori. La presenza di West Nile di genotipo 1 è nota in Italia dal 2008. In uno studio in donatori di sangue del milanese i campioni prelevati nel 2009 erano tutti negativi, mentre in quelli prelevati nel 2011 vi era una prevalenza di anticorpi specifici per virus West Nile dello 0,58%, a suggerire sia una introduzione recente del virus, sia un numero non trascurabile di infezioni asintomatiche. Il ceppo ora prevalente in Italia appartiene al genotipo 2, il che significa che nel nostro Paese vi è stata un’ulteriore introduzione di questo virus, successiva alla prima e sempre verosimilmente dovuta a uccelli migratori.

Il rischio è alto fino almeno a ottobre
In condizioni favorevoli, la zanzara in grado di trasmettere questo virus resta attiva fino a ottobre. Negli ultimi cinque anni, il picco dei casi si è registrato in agosto, con un importante numero di segnalazioni anche in settembre e nel 2016 qualche caso è stato osservato anche in ottobre e all’inizio di novembre, ricordano gli infettivologi italiani, avvertendo: «E’ quindi probabile che il fenomeno in atto non sia concluso e che altri casi si stiano verificando o si possano verificare nell’immediato futuro». Per West Nile non esiste ancora un vaccino né farmaci efficaci. Le misure che possono essere impiegate ai presidi di protezione degli ambienti domestici (zanzariere, insetticidi) e individuali (repellenti per insetti).

Intensificare la lotta ai vettori
«Quanto sta accadendo dimostra la necessità improcrastinabile di un’intensificazione della lotta ai vettori, visto che quanto è stato posto in atto finora non ha evidentemente sortito il risultato auspicato e che è altamente verosimile che condizioni climatiche come quelle di quest’anno possano ripresentarsi nel prossimo futuro», precisa il prof. Massimo Galli, Presidente Simit, ricordando che «sono aumentate anche le segnalazioni di Aedes koreicus, che sta estendendo la sua distribuzione in Italia settentrionale e che rappresenta un ulteriore esempio di radicazione nel nostro territorio di specie di insetti ematofagi subtropicali o tropicali potenzialmente pericolosi per la salute umana».

Sono urgenti piani di intervento
In questa situazione «Simit ritiene indispensabile l’applicazione rigorosa dei piani di intervento e delle linee guida del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e la loro ulteriore integrazione in un piano nazionale di lotta ai vettori che tenga conto delle recenti esperienze, che disponga delle risorse necessarie e la cui realizzazione coordinata non lasci spazio a mancanze che localmente possano compromettere il risultato generale», avverte il presidente della Simit, ricordando che «la lotta ai vettori non consente flessibilità locali nella sua applicazione, perché la mancata o insufficiente attuazione in un’area può compromettere il risultato anche in aree contigue», e «in considerazione delle difficoltà e dei limiti delle azioni tardive sulle zanzare adulte, è auspicabile che su questo piano si inizi a lavorare in tempi brevissimi, al fine di poter ottenere risultati significativi già nel prossimo anno».

Non solo insetti
Non solo nei casi di malattie trasmesse da insetti vettori, ma anche di virus come Ebola o Nipah, la Simit ricorda la necessità di una rete di unità operative specializzate: «In un mondo globalizzato, in cui le lontananze possono essere abolite dalla rapidità dei viaggi aerei, la rete delle unità operative di malattie infettive garantisce in gran parte del territorio nazionale la presenza di specialisti competenti, in grado di riconoscere le infezioni emergenti e assistere al meglio le persone colpite. Il suo mantenimento e rafforzamento, contrastando politiche miopi di opposto orientamento applicate localmente, rappresenta un importante strumento per la protezione della popolazione tutta».