Addio zanzare: scienziati apportano una modifica genetica che permetterà la loro estinzione
Grazie a uno studio guidato da uno scienziato italiano del Molecular Parasitology, forse presto potremmo dire addio alle zanzare

L’editing genetico sta facendo passi da gigante sotto molti aspetti e la nostra speranza è che prenda sempre più piede in tutti i campi possibili: dalla cura dell’ambiente alla salute delle persone. Nuova speranza, ora, sembrano esserci anche per quanto riguarda il tormento peggiore delle nostre estati (e non solo): le zanzare. Questi minuscoli animaletti oltre a provocare intenso prurito e fastidio quest’anno hanno causato malattie più o meno gravi come la diffusione del virus del Nilo occidentale. Ecco perché vi è l’esigenza di trovare, al più presto, un metodo per facilitare la loro estinzione. E tale soluzione qualcuno sembra finalmente averla trovata.
Il gene che porterà le zanzare all’estinzione
Lo studio, coordinato dal professor Andrea Crisanti del Molecular Parasitology dell’Imperial College London, ha messo in evidenza come agire su un particolare gene potrebbe eliminare completamente alcune popolazioni di zanzare. Il team di ricerca ha eseguito le prime sperimentazioni su una zanzara denominata Anopheles gambiae, la stessa che trasmette la tanto temuta malaria.
Maschio o femmina
Il gene che hanno alterato gli scienziati è conosciuto con il nome di doublesex. Quest’ultimo ha il compito di determinare il sesso di una zanzara. Così facendo, i ricercatori hanno cercato di bloccare la riproduzione di tutte le zanzare femmina. Dai risultati da loro ottenuti si è potuto evidenziare come le popolazioni di Anopheles gambiae (che vivevano in gabbie di laboratorio) sono state eliminate entro le 7-11 generazioni successive.
La genetica è la nostra unica salvezza
Tutti i tentativi di tener sotto controllo la replicazione delle zanzare, come ben sappiamo, sono falliti. Seppur in alcune regioni si sono registrati numeri inferiori rispetto agli anni precedenti, quelle poche che ci sono state hanno provocato danni non indifferenti. «Il 2016 ha segnato per la prima volta in oltre due decenni che i casi di malaria non sono diminuiti anno dopo anno nonostante gli enormi sforzi e risorse, suggerendo che abbiamo bisogno di più strumenti affinché la lotta possa essere combattuta efficacemente», spiega Crisanti.
Gene Drive
L’approccio rientra in una categoria di ingegneria genetica conosciuta con il nome di Gene Drive. Si tratta di una tecnologia che consente di propagare una particolare suite di geni in tutta la popolazione. D’altro canto, per modificare il gene doublesex, responsabile dello sviluppo di zanzare femmine, gli scienziati hanno sfruttato l’ormai nota CRISPR. Né i maschi né le femmine mostravano anomalie in seguito alla modifica. Però le femmine, che contenevano due copie del gene alterato, evidenziavano sia caratteristiche maschili che femminili. Il che significava che né mordevano, né deponevano le uova. In due parole, le zanzare diventavano sterili e non potevano mettere al mondo la prole.
Ma c’è sempre un problema
Come ben si sa, in natura vince l’evoluzione e la capacità di adattamento. Anche in questo caso, infatti, le zanzare hanno sviluppato una sorta di resistenza. Con il tempo i geni che erano stati presi di mira sviluppavano mutazioni naturali. Il che significa che dopo un po’ di tempo riprendevano a funzionare correttamente. E quindi tale resistenza veniva poi trasmessa alla prole con evidenti problemi nell’apportare modifiche genetiche.
Il lato positivo
Il lato positivo di questa lotta per la sopravvivenza è che il gene doublesex è un gene altamente conservativo. Quindi tutte le mutazioni che si mettono in atto generalmente sono letali. Questo vuol dire che anche se le zanzare hanno cercato di riprodursi nuovamente si sono comunque auto-annientate poco dopo.
Il prossimo passo
A questo punto, il passo successivo, sarà quello di eseguire la stessa sperimentazione ma eseguita negli habitat naturali delle zanzare, laddove l’ambiente potrebbe influenzare ancor di più il risultato. «C'è ancora molto lavoro da fare, sia in termini di test della tecnologia in studi di laboratorio più ampi che di collaborazione con i paesi colpiti per valutare la fattibilità di tale intervento. Ci vorranno ancora almeno 5-10 anni prima che possiamo considerare eventuali test nelle zanzare che vivono in natura con il gene drive, ma ora abbiamo alcune prove incoraggianti che siamo sulla strada giusta. Le soluzioni derivanti dai geni drive hanno il potenziale di accelerare l'eliminazione della malaria superando le barriere logistiche nei paesi poveri di risorse», concludono gli scienziati.
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