19 marzo 2024
Aggiornato 11:00
Sapere da dove arriva la pasta

Pasta e riso, da oggi scatta l'obbligo dell'etichetta d'origine

Sapere da dove arriva il grano o il riso che andiamo a comprare e poi mangiare. Da oggi, infatti, scatto l'obbligo di apporre l'etichetta d'origine. Niente più glifosato?

ROMA – Parte da oggi la normativa che rende obbligatorio apporre sulle confezioni di pasta e riso l'etichetta di origine. Come riporta una nota della Coldiretti, l'etichetta di origine obbligatoria permette di conoscere l’origine del grano impiegato nella pasta e del riso e mette fine all’inganno dei prodotti importati, spacciati per nazionali, in una situazione in cui un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero, come pure un pacco di riso su quattro senza che questo fosse fino a ora indicato in etichetta.

Al via il Pasta Day
In occasione della nuova etichettatura, la Coldiretti che ha organizzato il Pasta Day per celebrare l’entrata in vigore dei due decreti interministeriali sull’indicazione dell’origine obbligatoria del riso e del grano per la pasta in etichetta dopo 180 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che cade esattamente il 13 febbraio per il riso e il 14 febbraio per la pasta.

Consumatori contenti
Una scelta, quella dell'etichettatura d'origine, applaudita dal 96% dei consumatori che – sottolinea la Coldiretti – chiede  venga scritta sull’etichetta in modo chiaro e leggibile l’origine di tutti gli alimenti e confermata in Italia anche dal Tar del Lazio che ha precisato come sia «prevalente l’interesse pubblico a informare i consumatori considerato anche l’esito delle consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese di origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario».

Un'etichetta può trarre in inganno
L’assenza dell’indicazione chiara dell’origine - precisa la Coldiretti - non consente di conoscere un elemento di scelta determinante per le caratteristiche qualitative, ma impedisce anche ai consumatori di sostenere le realtà produttive nazionale e con esse il lavoro e l’economia del territorio. Escono finalmente dall’anonimato e saranno riconoscibili nelle etichette della pasta 4,3 miliardi di chili di grano duro italiano che insieme ai 1,5 miliardi di chili di riso garantiscono all’Italia il primato in Europa.

Da quale Paese proviene?
Secondo quanto previsto dal decreto le confezioni di pasta secca prodotte in Italia – spiega la Coldiretti – dovranno d’ora in poi avere obbligatoriamente indicato in etichetta il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura; se proviene o è stato molito in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: Paesi UE, paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come per esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: 'Italia e altri Paesi UE e/o non UE'.  Si tratta del risultato della guerra del grano lanciata da Coldiretti con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza per difendere dal rischio di abbandono della coltivazione più diffusa in Italia realizzata spesso in aree marginali senza reali alternative.

Coda deve essere indicato sull'etichetta
L’indicazione in etichetta dell’origine per il riso deve riportare le diciture 'Paese di coltivazione del riso', 'Paese di lavorazione' e 'Paese di confezionamento'. Qualora le fasi di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso avvengano nello stesso Paese, può essere recata in etichetta la dicitura 'origine del riso', seguita dal nome del Paese. In caso di riso coltivato o lavorato in più Paesi, possono essere utilizzate le diciture 'UE', 'non UE', e 'UE e non UE'.

Smascherare i prodotti stranieri
I prodotti che non soddisfano questi requisiti immessi sul mercato o etichettati prima dell'entrata in vigore dello stesso, possono essere commercializzati fino all'esaurimento scorte. Sarà così smascherata l’invasione di riso straniero spesso favorita dal regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati a dazio zero di riso che – sostiene la Coldiretti - non offre certo le stesse garanzie di sicurezza alimentare e di rispetto dei diritti dei lavoratori del prodotto nazionale. Ciò ha causato una vera e propria invasione di prodotto dai Paesi asiatici, da dove proviene ormai la metà del riso importato, con una spirale speculativa insostenibile che ha dimezzato nell’ultimo anno le quotazioni riconosciute ai coltivatori di riso italiani.

Occhio al glifosato
«Finalmente sarà possibile sapere se nella pasta che si sta acquistando è presente o meno grano canadese trattato in preraccolta con il glifosato, proibito sul grano italiano, o se il riso viene dai campi della Birmania sequestrati alla minoranza Rohingya, contro la quale è in atto una pulizia etnica», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare «l’importanza di sostenere con la trasparenza scelte di acquisto più consapevoli da parte dei consumatori».