17 agosto 2025
Aggiornato 20:00
Apnea ostruttiva del sonno

Pericolo apnea notturna: aumenta il rischio di demenza

Secondo un team di scienziati dell’Università di Sidney, l’apnea ostruttiva del sonno predispone alla comparsa della demenza

Apena ostruttiva del sonno e demenza
Apena ostruttiva del sonno e demenza Foto: Antonio Guillem | Shutterstock Shutterstock

L’apnea notturna è un disturbo relativamente frequente, specie negli over 50. Anche se all’apparenza sembra un disturbo piuttosto banale può portare a innumerevoli conseguenze per la salute. Alcune di queste anche piuttosto gravi, secondo un team di ricercatori australiani. La scarsità di ossigeno che si evidenzierebbe in caso di apnea, infatti, potrebbe danneggiare permanentemente il cervello provocando persino la demenza. Ecco i dettagli della ricerca.

Apnea ostruttiva del sonno e ossigeno
L’Apnea ostruttiva del sonno, conosciuta anche con il nome di OSA, causa una forte privazione di ossigeno che, a sua volta, provocherebbe un restringimento in alcuni regioni del cervello deputate ai ricordi. In pratica le stesse coinvolte nella comparsa della demenza.

Diversità del cervello
Secondo quanto emerso dallo studio - condotto dagli scienziati dell’Università di Sydney - le persone che soffrono frequentemente di apnea ostruttiva del sonno evidenziavano un ridotto spessore dei lobi temporali e, al tempo stesso, avevano punteggi inferiori nei test di memoria. «I nostri risultati suggeriscono che bisognerebbe sottoporre a screening per OSA le persone anziane. Dovremmo anche chiedere, ai pazienti più anziani che frequentano le cliniche del sonno, com’è la memoria e la loro capacità di pensiero. Quindi, se necessario, fargli eseguire appositi test», ha dichiarato il professor Sharon Naismith.

Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno preso in esame 83 persone di età compresa fra i 51 e gli 88 anni. Nessuno di loro aveva precedentemente avuto una diagnosi di apnea ostruttiva del sonno. A ognuno di loro è stato chiesto di eseguire test cognitivi, di memoria e scansioni per verificare lo spessore cerebrale. Inoltre sono stati portati in una clinica del sonno allo scopo di misurare i livelli di ossigeno nel sangue sia di giorno che di notte.

I risultati
Dai risultati è emerso che le persone che avevano un basso livello di ossigeno nel sangue a causa di problemi respiratori notturni, mostravano differenze nei lobi temporali destro e sinistro ed avevano anche meno memoria. Inoltre, alcune aree cerebrali erano inspessite, forse a causa dell’infiammazione provocata dalla scarsità di ossigeno. A detta degli scienziati, è la prima volta che uno studio è riuscito a rilevare un tale collegamento. «L'OSA è anch’essa legata alla demenza e suggerisce un probabile meccanismo per il collegamento», ha commentato all’Independent, il professor Andrea Aliverti, professore di bioingegneria presso il Politecnico di Milano.

Non ci sono cure
I gruppi a rischio, secondo il professor Naismith, dovrebbero essere trattati con una maschera CPAP, ovvero un ventilatore e una maschera che hanno lo scopo di spingere delicatamente l’aria verso i polmoni per mantenere le vie aeree aperte. «Non esiste una cura per la demenza, quindi l'intervento precoce è la chiave. D'altra parte, abbiamo un trattamento efficace per l'OSA. Questa ricerca dimostra che diagnosticare e trattare l'OSA potrebbe essere un'opportunità per prevenire il declino cognitivo prima che sia troppo tardi», spiega Naismith. I risultati dello studio sono stati pubblicati sull'European Respiratory Journal.