20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
HIV e AIDS

Hiv, davanti a 35 milioni di morti non si può far finta di niente

Ministero Salute e Ordini professionali tutelino i cittadini, chiedono gli esperti della SIMIT. I reali pericoli dell'HIV e l'AIDS

HIV e AIDS
HIV e AIDS Foto: kin7 | shutterstock.com Shutterstock

ROMA – Sull’HIV e sul rischio Aids non bisogna scherzare. L’infezione da parte di questo virus è una cosa seria, che può portare a serie e gravi conseguenze.  «È tempo di intervenire. La recente vicenda dell’autotrasportatore di Ancona HIV positivo, arrestato con l’accusa di lesioni colpose gravissime per aver avuto rapporti sessuali non protetti con un elevato numero di partner, riporta clamorosamente alla ribalta il negazionismo di HIV, l’assurda teoria, ovviamente destituita di qualsiasi base scientifica, secondo la quale HIV non esiste o non ha alcun ruolo nel causare l’AIDS». Così, in merito al recente caso di cronaca dell’untore di Ancona e alle relative successive affermazioni, Massimo Galli, Presidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali.

Non giustificare certi comportamenti
«In un’epoca i cui l’uso dei social network è spesso distorto – aggiunge il dott. Galli – i comportamenti di questa persona forniscono un ulteriore esempio di quanto le teorie negazioniste possano indurre in soggetti sprovveduti o alla ricerca di giustificazione per comportamenti inaccettabili. Dichiarazioni e prese di posizione negazioniste rappresentano un abbietto supporto per chi voglia negare o nascondere ai partner il proprio stato e perseverare in comportamenti lesivi per gli altri».

Milioni di morti
L’HIV e l’Aids sono responsabili di 35 milioni i morti nel mondo e 44mila in Italia dall’inizio dell’epidemia: «Negli ultimi trent’anni – sottolinea lo specialista – l’HIV è stato responsabile di un’enorme quantità di sofferenze, tanto terribili quanto innegabili sulla base delle evidenze storiche e scientifiche. Dall’inizio dell’epidemia i morti di AIDS sono stati, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, oltre 35 milioni. Quasi sei volte i morti della Shoà provocati dalla furia nazista nella Seconda Guerra Mondiale. In Italia sono morte di AIDS più di 44mila persone: per avere un valore di riferimento, nella guerra del Vietnam i caduti americani sono stati un po’ meno di 60mila e nelle guerre per l’indipendenza italiana meno di settemila.

I nuovi rigurgiti
«Ciononostante - osserva Galli - mentre l’impegno di medici, ricercatori e associazioni di volontariato pare esser in gran parte caduto nell’oblio, sembrano affacciarsi nuovi rigurgiti di negazionismo. I negatori di HIV, specie quelli ammantati da mal impiegati ruoli professionali, intendono perseverare nella volontà di falsificazione della storia per motivi puramente ideologici, con l’aggravante della mistificazione o della negazione del dato scientifico e talvolta di illeciti interessi professionali. Interventi negazionisti sul ruolo di HIV come agente patogeno e causa prima dell’AIDS da parte di un solo laureato in medicina, o sedicente tale, di un solo sedicente ricercatore, di un solo sedicente giornalista possono avere un effetto infausto sulla parte più fragile della popolazione, la meno dotata di strumenti culturali che le permettano di distinguere tra i fatti accertati dalla scienza e mistificazioni presentate in salsa pseudoscientifica».

Intervenire con fermezza
«Il reiterarsi di comportamenti irresponsabili di singoli, all’origine di recenti fatti di cronaca – conclude Galli – impone la necessità di intervenire con fermezza contro il negazionismo. In particolare, è intollerabile che posizioni negazioniste possano essere diffuse e propagandate da laureati in medicina iscritti all’Ordine, in aperta violazione del codice deontologico professionale e in spregio dell’evidenza scientifica. È opportuno che gli Ordini professionali vigilino su questi temi e se necessario intervengano. Riteniamo inoltre necessario che Ordini professionali e il Ministero competente prendano una chiara posizione contro il negazionismo in HIV e chi lo fomenta. Gli infettivologi italiani sentono più che mai il dovere e la responsabilità di intraprendere presso le sedi istituzionali e i mezzi di comunicazione tutte le iniziative necessarie a proteggere la salute dei cittadini minacciata dai divulgatori del falso».