Ecco il medico che sente realmente il dolore dei pazienti grazie alla sinestesia
Un medico americano è in grado di avvertire realmente il dolore dei suoi pazienti a causa di una rara condizione chiamata sinestesia

Il suo nome è Joel Salinas ed è un medico molto speciale. Come tutti i dottori si prende cura delle persone e, in parte, cerca di immedesimarsi nei suo pazienti. Ma lui è in grado di fare qualcosa che i suoi colleghi non possono fare: sentire il loro dolore. Tutto ciò è possibile grazie a una condizione estremamente rara ma vera: la sinestesia. Ecco di cosa si tratta e perché lo rende un medico unico al mondo.
Avverte il dolore
Il dottor Salinas sente, letteralmente, il dolore dei pazienti sulla sua pelle. Questa sua incredibile capacità non fa parte del sesto senso, bensì di della sinestesia del tocco a specchio tattile. Si tratta di una rarissima condizione caratterizzata dall’avvertimento – reale – del dolore ogni volta che una persona di fronte a lui lo sperimenta. In sintesi, il suo cervello è in grado di ricreare le stesse identiche sensazioni a tal punto da fargli avvertire lo stesso dolore.
Una persona speciale
Nessuno può negare che il dottor Joel Salinas, non sia un medico speciale. Lui ha raccontato recentemente alla BBC che la «musica crea colori, i numeri hanno una personalità e il dolore di un’altra persona sembra che sia il suo». Quando era piccolo pensava che tutte le persone sperimentassero le sue sensazioni. Ma con il tempo si è dovuto ricredere. Infatti, durante un viaggio universitario in India nel 2005, un collega descrisse un gruppo di persone che percepiva i colori con le lettere. In quel momento Salinas disse che questo accade a tutti. Ma gli altri gli spiegarono che tutto ciò non è affatto vero. Fu in quel momento che comprese di essere una persona diversa.
Di che colore è quella lettera?
Il mondo di Salinas è estremamente affascinante sotto certi versi, a volte molto più del nostro. Ai tempi della scuola, a differenza degli altri, vedeva le lettere colorate. Per esempio la B assumeva una particolare tonalità arancione, mentre il numero 1 era giallo. Questo, a volte complicava persino un po’ la situazione quando si trattava di calcoli matematici. Se il 2 lo vedeva come una madre rossa e il quattro come un amico blu, come era possibile che 2+2 venisse quattro? Grazie a queste associazioni di colore Salinas ricorda le informazioni in modo eccezionale tant’è vero che molti lo descrivono come «un mago del vocabolario e della sillabazione».
Lo scontro con la realtà
Salinas cresce e mantiene tutte le sue incredibili facoltà inalterate nel tempo. Ma nel 2008, anno in cui studiava presso la facoltà di medicina Harvard, assistette a un fenomeno che gli cambiò la vita. Durante una lezione pratica, improvvisamente si precipita in bagno e vomita fino a quando non ha lo stomaco completamente vuoto. Subito dopo si lava il viso - estremamente pallido – e vede il suo riflesso nello specchio. Fu in quel momento che cominciò a porsi molte domande. Solo una certezza continuava a essere solida e forte nel suo cuore: voleva continuare a vivere. Non sapeva cosa gli stava accadendo e in quel momento era completamente all’oscuro della sua reale condizione.
Cosa era accaduto pochi minuti prima?
Per comprendere il motivo per cui Salinas si era trovato in quella condizione incredibile, dobbiamo tornare indietro nel tempo di alcuni minuti. «Qualcuno aveva appena avuto un arresto cardiaco e mi ha completamente preso alla sprovvista. Li ho visti fare delle compressioni al torace e ho potuto sentire la mia schiena sul pavimento di linoleum e le varie compressioni sul mio petto, ho sentito il tubo respiratorio che mi raschiava la gola», racconta il medico. 30 minuti dopo, il paziente è stato dichiarato morto e Salinas ha vissuto un «silenzio inquietante. Ho avuto questa totale assenza di sensazioni fisiche, era così inquietante: era come essere in una stanza con un condizionatore d'aria che improvvisamente viene spento», racconta ancora Salinas.
Il tempo non migliora la situazione
Purtroppo (o per fortuna) per Salinas la situazione non cambia. Anzi, ancor oggi, se vede un ragazzo in sala operatoria avverte l’incisione del bisturi. Il tutto associato ad agitazione a calore. Ma non è solo una sensazione è una condizione reale che la medicina riconosce con il nome di sinestesia del tocco e che interessa una fetta ridottissima della popolazione: circa l’1,6% della popolazione. È indubbio che le persone colpite hanno la caratteristica di essere molto empatiche.
I primi problemi da piccolo
Salinas è sempre stato diverso, fin da piccolino, perché la sua empatia lo portava a sentirsi più vicino alle persone, tant’è vero che amava abbracciare quasi tutti. Ma non sempre i suoi coetanei apprezzavano questo tipo di comportamento. Nel suo libro, pubblicato nel 2017, scrive che «l'abbraccio è stata un'esperienza assolutamente coinvolgente». Lo faceva sentire «fresco, di un colore blu argenteo, la stessa sensazione che mi ha ispirato il numero quattro», spiega a BBC. Ma gli altri bambini pensavano che lui fosse molto strano. Per questo motivo, dopo aver avuto molti rifiuti, passò molto tempo a guardare la TV per ore: gli piaceva avvertire le stesse sensazioni che gli davano i personaggi che venivano proiettati nello schermo. Quando vedeva il cartone Road Runner, per esempio, aveva la stessa sensazione del coyote che veniva investito da un camion. Ma in età adolescenziale scoprì che la sua empatia lo rendeva utile per far star meglio le persone in difficoltà. Fu in quel momento che comprese che il suo destino era uno solo: fare il medico.
Una super empatia
Salinas comprese che non esisteva un lavoro migliore del medico perché la sua empatia lo portava a desiderare davvero il bene altrui. Per esempio il dottore sa se i suoi pazienti hanno sete o se provano anche il minimo dolore. «Ho davvero un interesse nel benessere dei miei pazienti, perché in quel momento è anche il mio benessere. Essere in ospedale può essere molto solitario per il paziente ed essere in grado di abitare in qualche modo nello stesso spazio significa molto», racconta Salinas.
La sinestesia
«La sinestesia è un incrocio tra input sensoriali. Ognuno di noi è un po’ sinestetico. Il sapore infatti è la fusione di stimoli che arrivano dall'odorato e dal gusto», spiega ad ANSA Fabio Babiloni, professore associato di fisiologia all'università Sapienza di Roma. «Alcune persone però vanno oltre questo, e vedono per esempio le forme delle lettere con colori o note musicali. Nel loro cervello si attivano simultaneamente le aree cerebrali di lettere e colori, mentre nel resto delle persone se ne attiva una sola», spiega Babiloni. Tuttavia, quella di Salinas «è una sinestesia standard audio-visiva, a cui si unisce una grande capacità di somatizzare efficacemente quello che vede con il suo occhio clinico di medico. Potremmo definirla una forma di auto-suggestione informata. Finché non è entrato a medicina infatti, la sua sinestesia riguardava solo forme e colori», conclude Babiloni.
L’ipotesi degli scienziati
La scienza ritiene che tutti siamo nati con una forma di sinestesia. Infatti, uno studio recente ha messo in evidenza come la maggior parte dei bambini associno forme diverse a colori diversi. Ma sembra che questa fusione di sensi diminuisca con il passare degli anni perché mentre il nostro cervello rimuove le connessioni non necessarie, eseguendo una sorta di potatura. Lo stesso Salinas spiega che «un'ipotesi è che le persone con sinestesia hanno un difetto nella potatura, quindi finiscono con l’avere un eccesso di connessioni». È indubbio che la scienza ancora non comprende appieno questo fenomeno, ma le persone che presentano tale condizione forse potrebbero aiutare gli esperti ad approfondire l’argomento.