19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Inquinamento e salute

Inquinamento: quando c’è la nebbia è ancora più tossico

L’inquinamento atmosferico è ancora più tossico nelle giornate particolarmente nebbiose. Cco la spiegazione degli scienziati

La nebbia aumenta la tossicità dell'inquinamento
La nebbia aumenta la tossicità dell'inquinamento Foto: Shutterstock

Secondo gli esperti, se non prenderemo presto provvedimenti per ridurre l’inquinamento, le nostre vite saranno a serio rischio. I casi di morte dovuti all’inquinamento, infatti, sono in costante aumento. Ma ora, alcuni scienziati, hanno sollevato ancor più dubbi sulla tossicità delle particelle inquinanti: pare che nelle giornate particolarmente nebbiose vengano amplificati i danni prodotti dal particolato. Ecco i risultati appena pubblicati su Atmospheric Chemistry and Physics.

Si può forse mai stare tranquilli?
Evidentemente il genere umano non avrà mai pace, in termini di salute. D’altro canto questo è lo scotto che siamo costretti a pagare per aver dato vita a prodotti sì tecnologici ma anche estremamente tossici. E se inizialmente pensavamo che il problema fosse confinato all’ambiente circostante, con il passare degli anni ci siamo resi conto che qualsiasi essere che vive in questo pianeta ne pagherà le conseguenze. E persino con gli interessi.

Perché proprio la nebbia?
A detta degli scienziati la nebbia è in grado di modificare – negativamente – la tossicità delle particelle inquinanti che si trovano nell’ambiente. Esse rappresentano il particolato atmosferico, il cosiddetto PM, che pare avere effetti devastanti proprio nei mesi più freddi dell’anno.

Modifica della composizione chimica
«Le goccioline di nebbia catturano particelle di aerosol, provocandone in parte la deposizione, in parte modificandone la composizione chimica, per poi rilasciarle in atmosfera, quando la nebbia si dissipa. La nebbia può quindi agire come un reattore in grado di modificare le caratteristiche di tossicità delle sostanze chimiche contenute nel particolato atmosferico (PM), compresi molti inquinanti», spiega Stefano Decesari dell’Isac-Cnr.

Tossicità raddoppiata
«Da indagini tossicologiche condotte in vitro allo scopo di analizzare lo stress ossidativo in cellule di tessuto polmonare (macrofagi) esposte a estratti di campioni di PM e di acqua di nebbia prelevati presso una stazione rurale della Val Padana è emerso come il potenziale ossidativo (che si ritiene essere responsabile di importanti danni biologici ed associato a numerose patologie croniche) delle sostanze presenti nelle goccioline di nebbia sia più che raddoppiato rispetto a quello delle particelle di PM su cui le stesse goccioline si sono formate», conclude Decesari. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr) di Bologna in collaborazione la University of Southern California.   

I danni dell’inquinamento
Le recenti stime, parlano di nove milioni di morti all’anno, in tutto il mondo, a causa dello smog. I danni causati dall’inquinamento sono moltissimi e non riguardano – come molti pensano – solo l’apparato respiratorio. Per esempio, al Congresso Nazionale sulla Procreazione Medicalmente Assistita si è parlato dell’enorme riduzione dei tassi di fertilità maschile provocati proprio dall’eccesso di particolato atmosferico. Tale rischio deriverebbe anche dal cibo che mangiamo e non solo dall’aria che respiriamo: tutto, infatti, è ormai stato avvolto dalle spire dell’inquinamento. «Alcuni ambienti particolarmente sottoposti a inquinanti, come l'area di Pescia (Pistoia), dove sono presenti strutture che fanno uso di concimi e fertilizzanti, possono mettere a rischio la fertilità maschile – sottolinea il prof. Luca Mencaglia, medico specialista in ginecologia e ostetricia e direttore dell'unità operativa complessa centro Pma dell'Asl Sud-Est Toscana – Qui è stato riscontrato che gli uomini hanno seri problemi legati alla fertilità».

Ciclo irregolare
Un altro problema derivante dall’inquinamento è il ciclo irregolare che si presenta in molte donne. A suggerirlo sono stati alcuni scienziati della Boston Univrsity. «Mentre le esposizioni all'inquinamento atmosferico sono state collegate a malattie cardiovascolari e polmonari, questo studio suggerisce che potrebbero esserci anche altri sistemi, come il sistema endocrino riproduttivo», ha dichiarato Shruthi Mahalingaiah, della Boston University School of Medicine. Il ciclo mestruale è molto sensibile alle variazioni ormonali e le ricerche dimostrano come il particolato possa interferire proprio con tale funzione. Insomma, l’inquinamento sconvolge completamente le funzioni fisiologiche dell’organismo ed esiste solo un metodo per evitare che ciò accada: cambiare il nostro modo di concepire la tecnologia.